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Pensi di essere intelligente? Prova il “quiz di Einstein” con cui molte aziende assumono

Questo è il quiz di Einstein. Secondo il giornale economico Business Insider molte aziende lo stanno utilizzando per assumere nuovo personale, soprattutto giovane. La prova è un vero e proprio test di logica. Si trovano 5 case e varie caselle da riempire in base a delle informazioni. È importantissima la logica per la risoluzione del rompicapo.

Come funziona il quiz di Einstein

Il nome del quesito di logica si chiama quiz di Einstein, ma non è detto che lo abbia redatto lui. Può essere che il nome sia stato preso solo per evidenziare una persona che di certo un po’ di logica aveva. Einstein nella storia ha regalato un pensiero scientifico unito a quello filosofico, con la sua teoria della relatività. 

Il quiz di Einstein sembra essere in alcuni casi il lascia passare per avere un contratto di lavoro nelle grandi aziende. Quello che cambia la vita di un disoccupato trasformandolo in occupato. Un superstite. Sarà vero, sarà falso? Fatto sta che resta un rompicapo bello e buono.

Il test viene usato soprattutto nei colloqui di lavoro di alto livello, per valutare i candidati e la loro frustrazione e lo sforzo psicologico in una “normale” giornata di lavoro. Se passi questo, secondo molti, potresti passare il peggio. Ma non è detto.

La versione che vi proponiamo è quella, appunto di Business Insider, giornale esperto nel mondo delle aziende. In totale le proposizioni proposte sono 15. Ognuna inerente a 5 case, che hanno diversi animali domestici, bevande diverse, sigarette, colori di casa e nazionalità dei proprietari dell’immobile. La domanda finale è: quale proprietario di casa ha come animale domestico il pesce? 

Basta ingegnersi e forse una soluzione si arriva. Fateci sapere se riuscite a risolverlo.

Domanda: Chi è il proprietario del pesce?

Qui si trova la soluzione ma è meglio prima risolverlo. Clicca qui per trovare la risoluzione.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”