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La “Splendida” Zisa raccontata dalle Maliavibes

Il castello delle Zisa, oggi è protagonista del racconto delle nostre amiche Marta & Giulia. Le Maliavibes ci portano attraverso le loro immagini e descrizioni, all’interno del castello della Zisa, in una versione poetica dal sapore romantico. Godetevi il loro racconto e le belle immagini che ci hanno regalato.

Zisa. Il Castello

Sono stata una di quelle bambine che sognava principesse bellissime, cavalli bianchi dalle lunghe criniere e cavalieri dal cuore grande. ⠀

Tra i miei passatempi preferiti c’era quello di costruire il mio castello: prendevo un paio di sedie, qualche coperta e lo tiravo su, in un piccolo angolo della mia cameretta.

El Aziz (Zisa): “La Splendida”.

È così che Guglielmo I decise di chiamare il castello della Zisa. Ispirandosi alle architetture arabe, voleva testimoniare la sua apertura culturale verso l’Islam.

Appena lo vedo in lontananza, osservando le sue geometria perfette dai giardini subito di fronte, la mia memoria ritorna alla piccola Giulia intenta a costruire le fondamenta del suo semplice – ma magico – castello.⠀

Mi avvicino all’ingresso e comincio a girare intorno, lasciando che la mia mano destra accarezzi tutte le ruvide pareti. ⠀

Era proprio come nelle mie fiabe innocenti da bambina: Maestoso, ma non eccentrico. Regale, ma in qualche modo umile. Solido, ma sempre accogliente. Come per il mio piccolo castello di una volta, non servono fronzoli sontuosi o decorazioni maestose alla Zisa, per essere “La Splendida”. E così, immersa in quella macchina del tempo che unisce la storia alla memoria, mi lascio portare con lentezza da El Aziz.

Ci sono luoghi che parlano alle anime che passano e quel giorno quel castello mi disse: «Non smettere mai di credere alle favole».

Con il cuore, Giulia

Ps: sapevate che le due torri del vento, che si trovano ai lati dell’edificio del Castello della Zisa, svolgevano la funzione di  incanalare le correnti provenienti dall’esterno? Percorrendo tutto il palazzo, creavano un effetto camino che insieme alla presenza dell’acqua, assicurava nelle afose notti dell’estate palermitana il massimo comfort bioclimatico.


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