4 Dicembre 2025

Gaza, mozioni e polemiche: intanto gli studenti dell’Università affogano tra burocrazia e aule invivibili

Università Gaza

Università Gaza - Fonte:archivio interno

All’Università di Palermo la discussione su Gaza accende il dibattito, ma intanto restano irrisolti i problemi quotidiani di studenti e strutture.

Università Gaza
Università Gaza – Fonte:archivio interno

C’è un copione che ormai conosciamo a memoria: un dipartimento universitario prende posizione su Gaza, la politica reagisce indignata, i giornali ci ricamano sopra la solita polemica. Una parte applaude, l’altra grida allo scandalo. Intanto, l’università si trasforma in un’arena dove i protagonisti sono sempre gli stessi: docenti in cerca di autorevolezza morale e politici a caccia di visibilità.

La domanda sorge spontanea: ma gli studenti, in tutto questo, dove sono?

Tra mozioni, dichiarazioni solenni e bandiere appese ai balconi dei dipartimenti, nessuno sembra ricordarsi che l’università oggi, a Palermo come a Catania o Messina, è soprattutto un luogo dove gli studenti devono fare i conti con burocrazie kafkiane, aule spesso inadeguate, spazi invivibili. E qui non si parla di geopolitica, ma della fatica quotidiana di chi deve studiare in edifici fatiscenti, fare la fila per avere un certificato o contendersi un’aula studio decente.

La verità è che la retorica del “l’università presidio etico della società” suona tanto nobile quanto astratta, specie se poi il giorno dopo gli stessi studenti si ritrovano a dover fare lezione in stanze senza aria condizionata, con sedie rotte e corridoi pieni.

Dalla retorica alla realtà: i veri problemi dell’università

Sì, è vero: la questione palestinese interroga le coscienze, e nessuno può negare la gravità di ciò che accade a Gaza. Ma trasformare l’università in un campo di battaglia ideologica rischia di essere solo un esercizio di vanità accademica e politica. Manie di protagonismo, appunto. Perché fa più notizia una mozione “per Gaza” che un piano serio per rendere le strutture universitarie più vivibili.

E allora la provocazione è semplice: invece di contendersi il titolo di chi ha la coscienza più pulita, docenti e politici provino a sporcarsi le mani con i problemi veri dell’università. Vogliamo vedere lo stesso fervore nel risolvere le carenze logistiche, nel migliorare la qualità dei servizi, nel rendere l’ateneo uno spazio realmente inclusivo per chi studia e lavora al suo interno.

Perché altrimenti resta solo l’ennesima recita: mentre gli adulti giocano a fare geopolitica, gli studenti continuano a essere gli unici veri invisibili dell’università.

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