5 Dicembre 2025

BASTA CON IL SISTEMA CUFFARO! QUESTA LETTERA NON E’ SOLO UNA DENUNCIA

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Noi questa volta non possiamo fare finta di niente.
Quello che sta accadendo con il ritorno del “sistema Cuffaro” nella politica e nei salotti pubblici non è solo sconfortante: è offensivo.


Offensivo per chi vive qui, per chi lavora onestamente, per chi ha creduto in una Sicilia diversa. È uno schiaffo in faccia a tutti.

Ci dicono che è il tempo del perdono, che bisogna guardare avanti.
Ma come si può guardare avanti se continuiamo a farci comandare da chi rappresenta il peggio del nostro passato?
Com’è possibile che un condannato per favoreggiamento a soggetti vicini a Cosa nostra oggi venga trattato come un “padre nobile”, come un consigliere, come un uomo da ascoltare?

Questo non è essere tolleranti: è essere complici.

Siamo stanchi.
Stanchi di vedere sempre le stesse persone muovere i fili.
Stanchi di una terra in cui, se hai un nome forte o le amicizie giuste, rientri ovunque.
Stanchi di questo atteggiamento da sudditi, non da cittadini.

Ci hanno insegnato a chinare la testa: “è così da sempre, rassegnati”.
No. Noi non siamo rassegnati.
Siamo arrabbiati, e abbiamo finalmente deciso di dirlo.

Palermo ha bisogno di memoria, non di nostalgia dei vecchi padrini della politica.
La Sicilia non ha bisogno di chi promette posti, favori, appoggi. Ha bisogno di verità. Di serietà. Di persone che non devono far dimenticare il proprio passato per essere accettate.

Questa lettera non è solo una denuncia. È un invito.

A voi, redazione, a continuare a dare spazio alle voci libere e scomode.
E a tutti i cittadini che leggeranno: scrivete, raccontate, denunciate.
Perché è dal basso, dalle persone comuni, che può nascere la rottura con questo modo di fare politica.
Perché solo noi – non loro – possiamo mettere fine a questa scena stantia, a questa gentaglia riciclata, a questa Sicilia che sembra condannata a obbedire.

Se continuiamo a tacere, questo diventa normale.
Se parliamo, se collaboriamo, se ci uniamo, possiamo finalmente dire basta.
Basta con l’indifferenza.
Basta con i ritorni di chi ha sbagliato e non si è mai scusato.
Basta con chi tratta i cittadini come sudditi.

E in questo, un esempio chiaro è quello di Ismaele La Verdera.


Un ragazzo che ha avuto il coraggio di indignarsi, di esporsi, di denunciare pubblicamente ciò che non funziona, pur sapendo che farlo in questa terra significa spesso attirarsi addosso silenzi, sguardi storti o peggio ancora.
Ismaele ha fatto ciò che ogni cittadino libero dovrebbe fare: non voltarsi dall’altra parte. E per questo non va lasciato solo.
Chi alza la voce per la verità, chi denuncia i privilegi e le ombre del potere, non è un problema da zittire: è un esempio da seguire.

Noi siamo con lui.
E con tutti quelli che non accettano più la rassegnazione.
Perché indignarsi non è odio, è amore per la propria terra.
Perché chi tace diventa parte del problema, ma chi parla, chi si espone, chi rompe il silenzio, è già parte della soluzione.

Con rabbia, ma con lucidità,
un gruppo di cittadini siciliani

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