Da un’emergenza all’altra: perché la Sicilia resta sommersa dai rifiuti nonostante le promesse di Schifani
Schifani - Fonte:Web
Cumuli di spazzatura ai bordi delle strade, conferimenti bloccati, sindaci in rivolta, cittadini che pagano Tari sempre più alta: l’emergenza rifiuti in Sicilia non è mai davvero finita, cambia solo zona e stagione. Eppure, da mesi, il presidente Renato Schifani ripete che con il nuovo Piano rifiuti e con i termovalorizzatori “la Sicilia trasformerà i rifiuti in risorsa” e “supererà le emergenze”.

Perché allora, da un’emergenza all’altra, la Sicilia resta sommersa dai rifiuti nonostante le promesse di Schifani?
Emergenza rifiuti in Sicilia: discariche sature e “tour” dell’immondizia
Nel 2024 decine di comuni siciliani si sono ritrovati con i conferimenti bloccati o ridotti per la saturazione delle discariche: in 78 comuni, nonostante percentuali alte di raccolta differenziata (60–75%), i rifiuti restavano per strada, con rischio di emergenza igienico-sanitaria.
Il quadro è noto:
- discariche quasi al collasso;
- impianti di trattamento insufficienti o obsoleti;
- “tour dei rifiuti” fuori Sicilia, con camion che attraversano lo Stretto per trovare spazio altrove;
- extracosti stimati intorno ai 100 milioni di euro l’anno per spedire i rifiuti fuori regione.
Non è un’opinione: la Corte dei conti ha parlato esplicitamente di “perenne gestione emergenziale”, costi elevati e scarsa capacità di innovare su recupero e riciclo. Tempostretto
Le promesse di Schifani: termovalorizzatori e “svolta storica”
Sul fronte comunicazione, il governo Schifani è chiarissimo:
- nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato dalla giunta, che prevede due termovalorizzatori (Palermo e Catania), decine di impianti di compostaggio, biodigestori e piattaforme per la selezione del recupero;
- nomina di Schifani a commissario straordinario per accelerare la costruzione degli impianti, con poteri speciali sul ciclo integrato dei rifiuti;
- annunci social e interviste sulla “svolta storica” e sulla fine dell’emergenza rifiuti in Sicilia grazie ai termovalorizzatori.
Moralizzatore a corrente alternata: perché il governo Schifani non usa lo stesso metro per tutti?
Sulla carta, il disegno è imponente. Nella realtà, però, i tempi sono lunghi: la progettazione dei termovalorizzatori di Palermo e Catania è stata affidata solo a fine settembre 2025. Parliamo di anni prima di vedere un singolo chilo di spazzatura bruciato in sicurezza anziché scaricato in discarica.
Nel frattempo, l’emergenza rifiuti in Sicilia resta una costante.
Perché la Sicilia resta sommersa dai rifiuti nonostante le promesse di Schifani
Ci sono almeno tre nodi che spiegano il titolo:
“Da un’emergenza all’altra: perché la Sicilia resta sommersa dai rifiuti nonostante le promesse di Schifani”.
- Ritardi strutturali sugli impianti
Il piano impiantistico è partito tardi e procede a fatica, tra burocrazia, ricorsi degli ambientalisti e scontri politici su localizzazioni e tecnologie. - Dipendenza cronica dalle discariche
Per anni la Regione ha puntato quasi solo sulle discariche, spesso private, rinviando investimenti seri su compostaggio, digestione anaerobica, selezione spinta e recupero di materia. Quando le vasche si saturano o si fermano, l’intero sistema va in tilt. - Comuni virtuosi puniti allo stesso modo
I dati di Legambiente mostrano che i “Comuni Ricicloni” e i “Comuni Rifiuti Free” sono in crescita, con indifferenziato pro capite praticamente dimezzato negli ultimi anni.
Ma senza impianti adeguati, anche chi fa bene la differenziata si ritrova con i sacchetti per strada e con la Tari alle stelle. È il paradosso perfetto: cittadini virtuosi, sistema regionale in ginocchio.
Risultato: da un lato la narrazione ottimista del governo (“con i termovalorizzatori supereremo l’emergenza rifiuti in Sicilia”), dall’altro la quotidianità di cassonetti stracolmi, roghi di immondizia, ordinanze urgenti dei sindaci.
Promesse vs realtà: la partita politica e quella quotidiana
Nelle conferenze stampa e nei comunicati ufficiali, la linea è sempre la stessa: “piano conforme alle direttive Ue”, “termovalorizzatori moderni e non inquinanti”, “fine dell’emergenza e riduzione dei costi”.
Ma finché:
- le discariche restano sature;
- la Regione continua a pagare decine di milioni per spedire rifiuti altrove;
- i Comuni si trovano, ogni anno, sull’orlo dell’ennesima crisi igienico-sanitaria,
la sensazione è che l’emergenza rifiuti in Sicilia sia diventata uno stile di governo più che una fase transitoria.
E allora la domanda che resta è proprio quella del titolo:
Da un’emergenza all’altra: perché la Sicilia resta sommersa dai rifiuti nonostante le promesse di Schifani?
Perché tra piano sulla carta e spazzatura sotto casa passa una differenza enorme: quella tra annunci e risultati. Finché quella distanza non si chiude, la “svolta storica” resterà solo uno slogan, e i rifiuti continueranno a essere la vera, ingombrante opposizione al governo regionale.

