Tragedia a Corleone: madre uccide la figlia disabile e poi si toglie la vita

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Una tragedia che lascia sgomenti una comunità intera: due morti, un dramma familiare che nessuno avrebbe voluto raccontare.

Questa mattina a Corleone, in un’abitazione di via Sgarlata — in pieno centro storico — i vigili del fuoco hanno scoperto i corpi di Lucia Pecoraro, 78 anni, e di sua figlia, Giuseppina Milone, 48. I primi rilievi dei carabinieri e del medico legale sembrano chiari: la madre avrebbe strangolato la figlia disabile con una corda, poi si sarebbe impiccata alla ringhiera di casa.

La donna era rimasta vedova otto mesi fa, quando il marito — ex infermiere dell’ospedale dei Bianchi — morì per una malattia. Da allora gestire da sola una figlia con gravi problemi di salute e disabilità motoria è diventato un peso che, evidentemente, ha sopraffatto la signora, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile.

Secondo quanto riferito da una vicina, nella notte si sarebbero sentiti rumori fuori dal comune. I nipoti, preoccupati, sono intervenuti e, non ricevendo risposta, hanno allertato i vigili del fuoco. All’interno dell’abitazione, la scena che nessuno avrebbe potuto immaginare: un dramma familiare consumato in silenzio.

Una famiglia conosciuta, assistita… eppure invisibile nella sofferenza

La sindaca di Corleone — scossa e incredula — ha parlato alla comunità con parole di dolore e incredulità. La famiglia Milone, ha detto, era “una famiglia buona, seguita dai servizi sociali, inserita nella parrocchia locale, frequentava la messa, viveva con dignità.” Le difficoltà, soprattutto dopo l’incidente che aveva aggravato la condizione della figlia, erano note: la madre provava a reggere, i familiari la aiutavano, ma l’ultimo tratto sembra essere stato troppo.

Un dramma che però rilancia una domanda difficile: quando l’aiuto esterno non basta, quando la sofferenza è privata e invisibile, cosa può fare una comunità?

“Solitudine e disabilità: rischio esplosivo se manca sostegno concreto”

Per il mondo sindacale e delle associazioni, questa tragedia è l’ennesimo allarme sul livello di fragilità delle persone in condizioni di disabilità e su quanto siano insufficienti le misure di assistenza e sostegno sociale per chi si trova a gestire situazioni estreme da solo.

Secondo la segretaria generale della Cisl Palermo-Trapani: “Bisogna rafforzare l’assistenza domiciliare, aumentare supporto psicologico, garantire che nessuno resti solo con un peso troppo grande da portare.”

Un dolore che interroga tutti

La vicenda di Corleone — che scuote una comunità, un paese, un territorio — non può rimanere chiusa dentro quattro mura.
Chiede attenzione, riflessione, umanità.
Chiede che le istituzioni, la società, il vicinato — ciascuno — non si limiti a esprimere cordoglio, ma si interroghi su come rendere reale il diritto all’assistenza e all’aiuto per chi vive il dramma della disabilità e della solitudine.

Perché il dolore di due donne — madre e figlia — è un monito: la disperazione può nascere anche in casa. E spesso in silenzio.

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