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Vergogna Palermo. Quando la mascherina serve per non sentire la puzza

Due mesi e mezzo fa, verso i primi giorni di settembre, mi era capitato di leggere un post sulla pagina Facebook del noto attore ed artista palermitano Ernesto Maria Ponte: in questo post, fotografando un cumulo inverecondo di immondizia, scrisse una didascalia che a lungo andare – a giudicare dagli attuali fatti di igiene e sanità regionale – si sarebbe rivelata premonitrice.

Premonitrice perché Ernesto Maria Ponte ha scritto che “Se continua così – l’accumulazione insensata ed ipertrofica dell’immondizia – a Palermo, finirà che le mascherine le metteremo per il fetore opprimente. E invece di spaventarci del covid-19, dovremo spaventarci del colèra!”.


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E basterebbe fare un giro per la città: cumuli incredibili di immondizia, fetori opprimenti per le strade, raccolta differenziata mai attuata al massimo. Ed aggiungiamo anche un indescrivibile numero di insetti e di animaletti pestilenziali – oltre che schifosi – che vi sbucano per banchettare sopra i suddetti sacchi e farsi una passeggiata per il marciapiede schivando le pedate delle persone.

C’è da dire che quel cumulo, fotografato lo scorso settembre, era stato fortunatamente rimosso. Ma temo che, notando la situazione odierna, sia ritornato e anche più enorme.

Palermo: una città immondezzaio

Uno schifo, non senza precedenti. Non è certo la prima volta che nella storia recente di Palermo vediamo cataste invereconde di rifiuti in mezzo alla strada, e il problema non viene certo dal “governo ladro” a Palazzo Chigi. Bensì dal governo della regione. Il problema è semplicemente uno: le cinque vasche di contenimento dei rifiuti nella discarica di Bellolampo sono colme e stracolme. A peggiorare la situazione c’è la questione dell’allargamento della discarica ad un’ulteriore vasca di contenimento che è sempre stata promessa dalle giunte regionali susseguitesi negli ultimi vent’anni e che non è mai stata scavata.

E nel resto della sicilia non siamo messi meglio…

La situazione peggiora quando apprendiamo da statistiche regionali e nazionali che la raccolta differenziata dei rifiuti in Sicilia ha i livelli più bassi d’Italia. Apprendiamo inoltre che la popolazione siciliana è parecchio restia a differenziare carta, vetro e plastica. Insomma, è un problema che riguarda ogni ambito sociale siciliano: cattiva amministrazione, pessima sensibilizzazione, incuria delle persone. E se si continuasse così, il rischio di un rogo di immondizia è dietro l’angolo. Possiamo fare la differenza, oltre alla raccolta differenziata: non si tratta di votare questo o quell’altro partito per gestire meglio il problema e risolverlo; si tratta di essere onesti con sé stessi e di votare politici che siano altrettanto onesti. E talvolta il concetto di onestà non è mai condiviso.


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A proposito dell'autore

Paolo La Scala, classe 1988, palermitano un po' alla torinese e un po' alla romana. Laureato in storia contemporanea, ricercatore storico, polemista, libero scrittore.