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Il dolce e l’amaro del caffè: la bevanda per eccellenza degli universitari

Sapore deciso, aroma intenso e gusto avvolgente: il caffè, che si preferisca dolce o amaro, è la classica bevanda di cui gli studenti non possono fare a meno. Un valido aiuto ed una carica di energia immediata che permette ai poveri universitari di iniziare al meglio la giornata.

Ma il consumo spasmodico di questo “non alimento”, soprattutto nei periodi pre-esame, può provocare ingenti danni all’organismo.

Spesso, infatti, ci si trova a dover fare i conti con malesseri vari ed effetti indesiderati dovuti proprio agli eccessi di caffeina tra casa, bar e macchinette.

Inoltre, se si associa la classica tazzina ad un panino mandato giù frettolosamente – correndo tra una lezione e l’altra – non ci si può di certo aspettare una digestione nella norma. Immediati i ritardi del metabolismo con conseguente pesantezza, stanchezza e sonno nelle prime ore del pomeriggio.

Ma veniamo ai problemi che l’abuso di questa bevanda può provocare nel tempo: il caffè contiene solo 2 Kcal a tazzina, eppure, al suo interno si trovano anche più di duecento sostanze tossiche tra cui teofillina e teobromina e sostanze nervine come betamina e tannino.

Alcune danneggiano il sistema nervoso, altre il sistema vascolare e gli organi digestivi, altre ancora sono all’origine di sintomi quali le palpitazioni, le vampate di calore e le angosce.

Il consumo poco parsimonioso pertanto aumenta il ritmo cardiaco e gli scompensi della pressione sanguigna causando tremori e, nel peggiore dei casi, nevrastenie.

La dose consigliata dai nutrizionisti è di circa 2-3 caffè al giorno. Quando si consuma una quantità ulteriore o si raddoppia il numero delle tazzine nel misero tentativo di darsi una svegliata, dunque, il segnale che l’organismo manda è chiaro: è arrivato il momento di porre un freno alle abitudini sgretolate.

Per aiutare i più o meno giovani a rivedere le abitudini alimentari, vengono in aiuto i sostituti del caffè: le bevande ottenute dall’orzo, segale, avena, legumi, radici di cicoria, barbabietole, ghiande, semi di uva e fichi secchi sono sempre più diffuse.

Tra le alternative, quella più chic è sicuramente il caffè d’orzo: una bevanda tradizionale, conosciuta dalle nostre nonne, con un gusto meno deciso e un sapore che i cultori del caffè giudicano insignificante.

L’orzo, di contro, è un cereale ricchissimo di minerali, in particolare calcio e fosforo ed assicura preziosi nutrienti tra cui lipidi, vitamine, acidi grassi essenziali e oligoelementi.

Un’altra alternativa, ancora poco diffusa, è il caffè di cicoria ricavato dalle radici della pianta: anch’essa delle ottime proprietà curative, aiuta la digestione e regola la frequenza cardiaca.

Foto da Flickr di brunopigi

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