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La “cicatrice francese”, l’ultima tendenza autolesionistica diffusa tra gli adolescenti

Che cos’è la “cicatrice francese”

Trovare i tutorial, che sono decine e in più lingue, è un attimo. Ragazzine e ragazzini spiegano come si fa a farsi la «cicatrice francese», che non è cicatrice ma un livido, un pizzicotto. I ragazzi spiegano e intanto si riprendono mentre stringono un lembo di pelle in mano, sempre in faccia, poi stringono più volte e sempre più forte. Sì, farsi del male è senza dubbio autolesionismo. Questi ragazzi però sembrano non averne idea. Lo fanno per farsi vedere, ci ridono su. Qualcuno poi nei commenti dice che sì, la cicatrice ti dona. Ti sta bene.  Mostrano lo stesso stupore di quando per gioco, da bambini si provava a darsi un morso per vedere il segno dei denti.

«Tutta la classe ce l’aveva oggi e io sto continuando a chiedermi il perché», scrive NotBecky, immagine di profilo scarpe da ginnastica, nessun video pubblicato. «Io ne ho 4» risponde un’altra ragazza. «Non farla, che ti rimane per sempre». «Ma solo a me scuola stavano per chiamare i genitori?». «Non per dire, ma ho visto un video che provoca la rottura dei vasi sanguigni e dura fino alla morte». «Non è vero, dopo quattro giorni va via». «Dipende dalla pelle». «Io ho la faccia piena, pensavo durasse qualche ora». Sono centinaia e centinaia di messaggi su Tik Tok. Di che cosa parlano? Di una cicatrice, che cicatrice non è, ma più un pizzicotto. Che però fa paura, a genitori e professori. Andiamo con ordine. Nei giorni scorsi due presidi bolognesi, dopo aver visto alcuni ragazzi in classe con il volto segnato, hanno deciso di lanciare un allarme, poi ripreso dall’Ansa: «Su Tik Tok si insegna a farsi del male. È un gesto all’apparenza privo di significato, ma è una forma si autolesionismo». I presidi bolognesi hanno deciso di parlarne e di organizzare degli incontri con le classi.

Due dirigenti scolastiche bolognesi hanno lanciato l’allarme: tra gli studenti sta dilagando una nuova tendenza, quella di provocarsi una cicatrice sul volto.

Un pizzicotto sul volto talmente forte da lasciare il segno per giorni o talvolta settimane. Forse parlare di “moda” è esagerato, ma prima che rischi di diventarlo davvero due dirigenti scolastiche di altrettante scuole medie di Bologna hanno lanciato l’allarme scrivendo alle famiglie di alcuni ragazzi per informarle della tendenza di alcuni loro alunni a procurarsi la “cicatrice francese”.

Ma di cosa si tratta? Parliamo di un livido sul volto autoinflitto con un forte pizzicotto che lascia un segno per un tempo tutt’altro che breve. Il gesto visibile di autolesionismo, scrive l’Ansa, ha “allarmato gli insegnanti e le dirigenti scolastici di due scuole, una a Molinella e una in città, quando hanno visto i ragazzini arrivare in classe con il viso tumefatto da segni molto simili fra loro e, inizialmente, avevano pensato a episodi di bullismo”.

Ma non si tratterebbe affatto di bullismo bensì di un “fenomeno social” che si starebbe pericolosamente allargando: su TikTok sono stati collocati già alcuni tutorial che insegnano come procurarsi il livido particolare.
Come sempre, il pericolo è che atti inizialmente sporadici diventino col passare del tempo attrattivi per un numero sempre maggiore di studenti e studentesse. Per questo Maria Masini, preside della scuola di Molinella ha spiegato: “I genitori interessati sono già stati contatti direttamente, ma cogliamo l’occasione per invitare tutti a monitorare i contenuti dei social e affiancare i propri ragazzi per contenere inutili e pericolosi gesti di emulazione”.

Filomena Massaro, preside dell’Istituto comprensivo 12 di Bologna, ha detto che “quella proposta che all’apparenza può sembrare priva di significato, in realtà è una forma di autolesionismo” ed è bene denunciare la sua gratuità. Anche perché “quella traccia rossa diventa una sorta di segno distintivo, come fosse un rito di passaggio per appartenere a una categoria ben precisa”, conclude la dirigente.

Le due scuole hanno chiesto alle famiglie di accompagnare i ragazzi (che hanno fra gli 11 e i 14 anni) nell’uso di strumenti come i social network: l’istituto bolognese organizzerà incontri con le classi, mentre a Molinella sono stati coinvolti anche i carabinieri, al fine di intensificare il dialogo con le classi e diffondere fra i ragazzi la consapevolezza sulle conseguenze di certi comportamenti.

I video tutorial pubblicati su Tik Tok 

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