Essere positivi covid oggi è una realtà per molte persone.
Ci si è chiesti come avviene il contagio, quali precauzioni utilizzare per prevenirlo. Ci si è chiesti quali sono i sintomi da non sottovalutare e quelli da ignorare.
Ci si è chiesti quali tamponi siano i più efficaci e quali sono i tempi per determinare la presenza o meno del virus. Ci si è chiesti se un gruppo sanguigno sia più forte di un altro e possa proteggerci maggiormente.
Con la diffusione del Covid, ci si è chiesti parecchie cose, ma una no: quali emozioni intervengono nel comunicare o ancora meglio nel non comunicare la propria condizione all’Altro? Perché, per esempio, molti soggetti risultati positivi non vogliono farlo sapere?
Ecco, io mi chiedo questo!
Capisco la privacy, capisco il proprio senso di pudore, capisco la personale preoccupazione di vivere un momento di disagio – come quello di risultare positivi al Covid – che costringe per certi versi la stessa persona contagiata a tacere sulla propria condizione di salute. In questo senso intervengono tanti fattori, non solo e non prettamente fisiologici, che impediscono la volontà di “pubblicizzare” una condizione così intima, rendendola di dominio pubblico.
Quello che non capisco è: perché non dirlo se può prevenire il problema e aiutare chi invece è entrato in contatto con queste persone? La vergogna, l’ansia, la paura… sono tutte emozioni comprensibili, ma non giustificabili!
Tutti e dico tutti abbiamo il sacrosanto dovere di intervenire e fare la nostra parte per debellare questo male che ci sta portando via parenti, amici, tempo e vita! Tutti abbiamo il diritto e il dovere!
Quindi mettiamo da parte la vergogna, perché non c’è nulla di cui vergognarsi: non siamo noi ad aver scelto di ospitare un virus, ma ci è capitato. Mettiamo da parte l’ansia: non ha mai permesso alle menti di agire consapevolmente. Abbandoniamo la paura: il rischio si corre sia che lo diciamo sia che lo teniamo per noi. Una cosa però cambia se attuiamo un atteggiamento responsabile verso gli altri: il comunicare agli altri la nostra condizione (positiva o negativa rispetto al Covid), permetterà alle persone attorno a noi di fare più attenzione e a sua volta essere più corresponsabili verso terze persone.
Solo così si potrà rallentare, anche in minima parte, la trasmissione di un virus che corre sempre più veloce e non guarda in faccia nessuno.
Almeno noi, facciamolo, almeno noi, che una coscienza l’abbiamo!
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