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Femminicidio, lo stalking non è più un aggravante: l’ha stabilito la Cassazione

Lo stalking non costituisce più aggravante per il reato di femminicidio. È quanto deciso dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, come riporta La Repubblica. Il colpevole verrà condannato soltanto per l’omicidio e non per le azioni compiute in precedenza.

Il reato di stalking

Con il termine stalking si indica una serie di atteggiamenti, comportamenti (c.d. atti persecutori) tenuti da un soggetto (stalker) nei confronti della vittima, al fine di ingenerare nella stessa paura ed ansia, compromettendo il normale svolgimento della vita quotidiana.

La disciplina nel codice penale

Il reato è stato introdotto nel codice penale all’art. 612-bis con la legge n. 38 del 2009. Il testo dell’articolo cita testualmente: “Chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.


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L’ultima sentenza della Corte di Cassazione

Dal 2009, il reato di stalking viene considerato un’aggravante a quello di femminicidio. Significa che il condannato, per entrambi i reati, può essere condannato fino alla pena dell’ergastolo. Oggi, tutto cambia. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che l’omicidio, in quanto reato complesso, assorbe tutto il resto, compresi gli atti persecutori. In pratica, chi uccide paga solo per il reato di omicidio e non per quanto fatto in precedenza. Come se lo stalking o le lesioni non si fossero mai verificati.

Le donne sempre più indifese

Un’involuzione di 12 anni che fa sentire le donne più sole e indifese. Resta sempre alta la percentuale di denunce di atti persecutori che sfociano poi purtroppo nell’esito più drammatico, come l’omicidio. Questa decisione rischia così di rendere le donne e le vittime di stalking ancor più vulnerabili: di fronte al loro aguzzino e di fronte la legge.

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Cristina Riggio

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.

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