Harvard - fonte:Web
Dal costo annuale alle nuove regole per gli studenti internazionali: l’università di Harvard cambia volto dopo le decisioni di Trump.
Negli ultimi giorni, l’Università di Harvard è diventata il simbolo di una battaglia politica che ha coinvolto direttamente il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Considerata una delle università più prestigiose a livello globale, Harvard si sta ritrovando nel mirino della politica americana, con tagli ai fondi e limitazioni pesanti per l’accesso degli studenti internazionali. Una delle misure più controverse riguarda proprio il divieto, annunciato dall’amministrazione Trump, di accettare nuove iscrizioni da parte di studenti stranieri. Un provvedimento che ha sollevato un’ondata di critiche da parte della comunità accademica internazionale, mettendo in discussione i principi di apertura e inclusività che da sempre contraddistinguono l’ateneo di Cambridge, Massachusetts.
Solo per la retta annuale si parla di circa 56.500 dollari, ai quali si sommano le spese per vitto, alloggio, libri, assicurazione sanitaria e spostamenti, portando il costo totale oltre gli 80.000 dollari all’anno (circa 70.000 euro).
Per gli studenti internazionali, la cifra può arrivare anche a 99.000 dollari annui, cioè quasi 87.000 euro.
Tuttavia, Harvard ha messo in atto nel tempo politiche di sostegno economico per rendere più accessibile il percorso universitario anche a chi proviene da famiglie a basso reddito.
Dal 2025-2026, l’università ha annunciato importanti cambiamenti nel sistema di contribuzione studentesca. Gli studenti provenienti da famiglie con un reddito annuo pari o inferiore a 100.000 dollari potranno studiare gratis, con copertura completa delle spese, inclusi vitto, alloggio, assicurazione sanitaria e viaggi.
Inoltre, nessuna tassa universitaria sarà richiesta a chi ha un reddito familiare sotto i 200.000 dollari.
L’attuale presidente Alan M. Garber ha dichiarato:
“Ampliare l’accesso economico ad Harvard significa creare un ambiente più ricco di esperienze e visioni diverse, a beneficio della crescita accademica e personale degli studenti.”
Non c’è da stupirsi che Harvard venga considerata un incubatore di leader mondiali. Negli anni ha formato 8 presidenti degli Stati Uniti, tra cui Barack Obama e John F. Kennedy, ma anche Bill Gates, Mark Zuckerberg, Natalie Portman e Matt Damon.
La lista è impressionante:
Tra questi: Pierre Trudeau, Benazir Bhutto, Felipe Calderón, Sebastián Piñera, Mary Robinson, Ban Ki-Moon, Aga Khan IV, e persino l’attuale Re di Danimarca e l’Imperatrice del Giappone.
Mentre le politiche restrittive rischiano di limitare l’accesso per gli studenti stranieri, Harvard continua a rappresentare un punto di riferimento per l’educazione a livello globale. Le nuove riforme finanziarie potrebbero aprire le porte a un’istruzione più democratica, anche se la sfida è ancora aperta.
L’università, fondata nel 1636, si prepara così a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, cercando di bilanciare eccellenza accademica e accessibilità sociale. Ma la domanda resta: sarà davvero possibile conciliare qualità e inclusività, sotto il peso di decisioni politiche sempre più invasive?
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