Non è un horror, né fantascienza, è tutto vero. Non siamo ovviamente a Palermo, ma a Bishkek nella Repubblica del Kirghizistan.
Il professore Russell Kleinbach è docente di sociologia presso l’American University di Bishkek, da circa 15 anni viaggia tra i villaggi del Kirghizistan per studiare il fenomeno del “matrimonio forzato tramite rapimento”, sino a quando ha visto davanti i suoi occhi le studentesse del suo corso di laurea, le sue dottorande e ricercatrici “rapite”.
Incursioni di gruppi di uomini che portano via con forza le ragazze (future mogli). Anche durante le lezioni. Dopo qualche giorno, ritornavano, sotto choc, sposate. Un dipartimento, a suo avviso, rapito.
La pratica del matrimonio forzato, per quanto brutale, è accettata dalla maggior parte della popolazione, è vista come tradizione molto colorita, la legge è molto clemente, poche sono le ragazze che denunciano la violenza e l’atto del rapimento, molte accettano silenziosamente.
Il professor Kleinbach con l’aiuto di alcune Ong sta tentando di risvegliare le coscienze della popolazione e dell’opinione pubblica anche a livello internazionale, ma sopratutto delle ragazze che da un giorno all’altro possono ritrovarsi sposate contro il loro volere. Un vecchio proverbio del Kirghizistan amaramente ricorda alle ragazze rapite «ogni buon matrimonio deve iniziare con le lacrime».
Ringrazio la mia amica Charlotte Beaulieu che in questo momento si trova come cooperante in Kirghizistan per le preziosi informazioni.
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