Lettera di Annalisa Di Maria – Palermitana
Mi chiamo Annalisa Di Maria e sono palermitana.
Una di quelle che ogni mattina si sveglia, lotta, lavora, paga le tasse e torna a casa con l’amaro in bocca. Perché qui, in Sicilia, sembra che tutto cambi solo per restare uguale.

E oggi, vedere ancora una volta il nome Cuffaro tornare nella scena pubblica, invitato, applaudito, riabilitato come se nulla fosse, mi fa montare una rabbia che non riesco più a tenere dentro.
Perché no, non siamo smemorati.
Ci ricordiamo tutto.
Ci ricordiamo le condanne, le sentenze definitive, le pagine di tribunale. E ci ricordiamo anche il silenzio di chi adesso fa finta di niente.
E allora mi chiedo: davvero dobbiamo rimanere a guardare, zitti, mentre certi personaggi tornano nei palazzi del potere come se tutto fosse stato solo un incidente di percorso?
Io no. Io non ci sto.
Sono stanca. Stanca di una Sicilia che viene calpestata proprio da chi dovrebbe portarla avanti.
Stanca di vedere che basta il tempo, basta un titolo sui giornali, basta un “ha pagato, adesso basta” per far tornare tutto com’era.
Ma la dignità non è una sedia da riscaldare.
La fiducia non è un vestito da indossare e togliere.
E la memoria non è uno sfizio da scegliere quando conviene.
Mentre certi nomi ritornano, la mia gente:
- aspetta mesi per una visita negli ospedali,
- lavora con stipendi da fame o è costretta a partire,
- vede scuole cadere a pezzi, strade rotte, quartieri abbandonati,
- cresce figli che pensano che così debba essere.
Ma no, non è normale.
Non è normale che chi è stato condannato per favoreggiamento torni come uomo delle istituzioni.
Non è normale che a Palermo si perdona tutto, purché abbia un cognome noto.
Non è normale che la politica sia un eterno giro di sedie musicali dove suonano sempre le stesse facce.
Io non sono contro il perdono.
Sono contro la dimenticanza comoda.
Il perdono può essere umano, ma il potere va meritato.
Mi vergogna dirlo, ma è così: mi vergogno.
Mi vergogno di una Sicilia che applaude chi dovrebbe almeno avere il pudore del silenzio.
Mi vergogno di vedere ancora una volta la nostra terra raccontata come incapace di cambiare davvero.
Eppure questa rabbia è amore.
È amore per una Sicilia che può fare meglio, che può essere pulita, libera, capace.
Amore per una terra che non dovrebbe più inginocchiarsi davanti alla memoria corta.
Con amarezza e speranza,
Annalisa Di Maria
Palermitana. Siciliana. E ancora capace di indignarsi.

