Consonno - fonte:Redazione web
Tra le colline italiane sorge un ex borgo agricolo trasformato in una finta Las Vegas e poi abbandonato: oggi è uno dei luoghi più misteriosi d’Italia.
Ci sono luoghi che, appena li attraversi, sembrano sospesi nel tempo. Visitare un borgo significa spesso immergersi in un’atmosfera antica, dove tutto scorre più lentamente rispetto alla frenesia quotidiana. Questi piccoli centri hanno un fascino autentico: custodiscono storie, panorami incantevoli e tradizioni che resistono al tempo. Tra i tanti gioielli nascosti d’Italia, alcuni borghi lacustri o incastonati tra le montagne si distinguono per la loro unicità. Eppure, ci sono anche borghi che oggi appaiono vuoti e silenziosi, ma che un tempo furono scenario di sogni ambiziosi e progetti visionari. Come nel caso di Consonno.
Negli ultimi anni, cresce l’interesse verso i cosiddetti “borghi fantasma”, mete insolite per gite e weekend all’insegna della scoperta. Questi paesi, un tempo pieni di vita, oggi appaiono come scenografie disabitate, con vie deserte e case in rovina. Luoghi dove il silenzio domina e l’atmosfera è tanto suggestiva quanto inquietante. Tra questi, in Lombardia, ne esiste uno davvero particolare: si trova nel cuore della Brianza e si chiama Consonno. A un primo sguardo, nulla farebbe pensare che qui, decenni fa, si respirava un’aria di festa e speranza.
Situato a 630 metri di altitudine, a pochi passi dai laghi e circondato da paesaggi rurali, Consonno è una frazione del comune di Olginate, in provincia di Lecco. Oggi si presenta come un agglomerato abbandonato, ma non è sempre stato così. Negli anni ’60, questo tranquillo borgo fu completamente rivoluzionato da un imprenditore visionario: il conte Mario Bagno. Il suo obiettivo? Trasformarlo in una sorta di “Las Vegas italiana”, una città dell’intrattenimento a pochi chilometri da Milano. Acquistò l’intero paese, abbatté le case originali e costruì edifici eccentrici, pensati per attrarre visitatori e offrire svago e divertimento.
Consonno fu così trasformato in un parco a tema, con strutture dal gusto esotico, minareti, centri commerciali mai aperti, parcheggi multipiano e persino una pista automobilistica. Tutto sembrava pronto per decollare, ma il sogno si infranse presto: una frana isolò il borgo, rendendo difficile l’accesso e decretando il declino del progetto. L’investimento colossale del conte Bagno si trasformò in un fallimento, e le strutture cominciarono lentamente a degradarsi.
Negli anni ‘70, però, Consonno visse una seconda breve stagione di successo, grazie agli stessi abitanti che cercarono di riportare vita al borgo. Fu così che vennero organizzate feste, eventi e serate mondane che richiamarono anche personaggi celebri come Adriano Celentano e Mina. Il grande salone delle feste divenne per un periodo il fulcro della movida brianzola. Ma anche questo tentativo si spense con il tempo, lasciando dietro di sé solo i resti di un sogno.
Nonostante sia disabitata, Consonno merita ancora una visita. Camminare tra le sue rovine permette di riflettere su come i sogni, per quanto ambiziosi, possano svanire nel nulla. Questo luogo racconta una parte importante della nostra storia, fatta di trasformazioni sociali, economiche e culturali. Anche se l’accesso non è dei più semplici – si può arrivare passando da Villa Vergano, frazione di Galbiate – l’esperienza è intensa e coinvolgente. Consonno oggi è un simbolo, una testimonianza muta ma potente di ciò che poteva essere e non è mai stato.
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