Non si abbassa la tensione ad Unipa. Lunedì scorso un gruppo di studenti ha consegnato al Rettorato e ai professori una lettera aperta contro il Green Pass. Sette pagine di argomentazioni giuridiche e scientifiche e una sola richiesta: “Pari opportunità nell’accesso allo studio e al lavoro, nella ricerca, nella progressione di carriera del personale docente e tecnico amministrativo”. Nello scritto si rivendica il diritto allo studio in presenza senza discriminazioni dovute al passaporto verde. Una lettera firmata genericamente dagli “studenti dell’Università di Palermo contro il Green Pass”. Nessun nome e cognome, totale anonimato.
E il rettore Fabrizio Micari risponde: “L’Università sta con la legge e applica le norme in vigore”. Non è però solo una questione di rigore normativo ma anche scientifico: “Da un punto di vista sostanziale se la situazione sta migliorando è grazie ai vaccini”.
Non sono è solo il rettore a prendere posizione, ma anche tanti docenti hanno espresso il loro disappunto rispetto alla lettera dei degli studenti no Green Pass. Tra questi Giovanni Garbo, professore di Ingegneria, che attacca: “Se proprio ritenete necessario evitare di metterci la faccia, in un Paese civile le lettere anonime andrebbero cestinate, quantomeno abbiate l’onestà intellettuale di dichiarare quanti siete”.
“Cento, siamo cento“, è la risposta di uno studente no Green Pass del quinto anno di Giurisprudenza. È nel consiglio direttivo del movimento studentesco No Pass e, sull’anonimato, si difende: “Abbiamo paura di ripercussioni in sede di valutazione da parte dei professori”. Perché, a suo dire, ce ne sono già diverse. “Alcuni studenti sono stati discriminati durante gli esami perché non vaccinati”.
Ma Unipa risponde: “Sostenere che ci siano delle discriminazioni sul piano del profitto universitario è gravissimo. Non ci sono mai arrivate segnalazioni in questo senso. Che si palesino con date degli esami, nomi e cognomi“. Tra i professori universitari che prendono posizione c’è anche un docente di Matematica, Davide Rocchesso, che scrive: “Visto che avete mandato il vostro elaborato a 416 persone con nome e cognome in chiaro, fareste bene a mettere in chiaro anche le vostre generalità, in modo che alla vostra proposta per un dialogo franco e diretto possa seguire un dibattito tra pari”. Lui sì che si firma, ma “senza cordialità”. Intanto, gli studenti chiedono un incontro con il Rettore. Mettendoci questa volta la faccia.
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