Svolta storica: dal 2026 il volontariato “paga”: può farti vincere concorsi e ottenere CFU
Giovani volontari impegnati in attività di comunità con entusiasmo e collaborazione
Una svolta attesa da anni nel mondo del volontariato e della formazione: le competenze maturate con il volontariato potranno essere riconosciute ufficialmente e utilizzate per fini lavorativi, formativi, scolastici e concorsuali.
Grazie a un decreto interministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 ottobre 2025, l’esperienza di volontariato entra nel sistema nazionale di certificazione delle competenze, rendendo spendibile l’impegno civico anche al di fuori dell’ambito puramente sociale.
In questo articolo scopri come funziona il nuovo percorso, chi ne può usufruire e perché si tratta di una novità potenzialmente rivoluzionaria per giovani, studenti e aspiranti pubblici concorsisti.
Quando il volontariato diventa valore riconosciuto nei concorsi
Il decreto interministeriale del 31 luglio 2025, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nell’ottobre 2025, dà finalmente attuazione all’articolo 19 del Codice del Terzo Settore. Questo significa che l’esperienza di volontariato non è più solo un’attività benefica, ma diventa un percorso formativo riconosciuto e certificabile secondo standard nazionali.
Cosa cambia
Chi dedica tempo al volontariato potrà ottenere un attestato ufficiale delle competenze acquisite, che potrà essere utilizzato:
– nei concorsi pubblici, con riconoscimento di punteggi o preferenze all’interno delle graduatorie;
– nei percorsi universitari, sotto forma di crediti formativi riconosciuti;
– nel mondo del lavoro, come esperienza documentabile e certificata nel proprio curriculum.
I requisiti per ottenere l’attestato di volontariato valido per i concorsi
Per accedere al riconoscimento delle competenze è necessario che:
– l’attività di volontariato sia stata svolta per almeno 60 ore nell’arco di un anno;
– siano documentati i compiti svolti e le competenze acquisite, con un percorso personalizzato tra il volontario e l’ente che eroga il servizio;
– il percorso sia sostenuto da un tutor scelto dall’ente di terzo settore, che accompagna il volontario e verifica i risultati. f
Queste 60 ore non sono casuali: la durata minima è stata fissata proprio per garantire che l’esperienza sia significativa, documentabile e valutabile in sede di certificazione.
Come funziona la certificazione del volontariato per i concorsi e per i CFU
La procedura non è automatica: il volontario o l’ente interessato deve attivare la richiesta e seguire il percorso di valutazione. Gli enti del Terzo Settore (ETS) accreditati sono i soggetti incaricati di:
– valutare le evidenze dell’esperienza volontaria;
– verificare la conformità delle attività svolte rispetto agli standard nazionali;
– rilasciare l’attestato di competenze spendibile in vari ambiti.
Una volta rilasciata, l’attestazione viene registrata e conservata secondo le regole del Sistema nazionale di certificazione delle competenze, rendendola valida e facilmente verificabile da amministrazioni, università e datori di lavoro.
Giovani studenti, futuri concorsisti e chiunque abbia dedicato parte del proprio tempo a società, comunità e servizi troveranno nelle nuove regole uno strumento per trasformare un impegno volontario in un valore misurabile e riconosciuto dallo Stato.
Se conosci esperienze di volontariato interessanti o vuoi raccontare come questa novità potrebbe esserti utile, scrivici a [email protected]: la tua voce può diventare un nuovo articolo.
Conosci qualcuno che ha maturato competenze con il volontariato? Condividi questo articolo: ora quel tempo può contare davvero per il futuro professionale.
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