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Anniversario Livatino. Il nostro ricordo e di chi ebbe il coraggio di denunciare i suoi assassini

Oggi ricorre l’anniversario dell’uccisione di Rosario Livatino, per mano della mafia. Livatino moriva all’età di 38 anni, mentre stavo portando avanti le sue battaglie per sconfiggere la corruzione in Sicilia e combattere il sistema mafioso a partire anche dalla confisca dei loro beni. Oggi sembra lontanissimo l’esempio e il comportamento di Livatino, il giudice ragazzino che combatteva la corruzione.
La magistratura italiana sta attraversando un momento di grave crisi e i sondaggi dicono che la fiducia verso tale istituzione è ai minimi storici. E questo è un grave danno per tutta la società, per i magistrati onesti e per la gente onesta che si sente spaesata e priva ormai di esempi e punti di riferimento.
La magistratura italiana ha bisogno di una vera e propria rivoluzione morale, necessaria per recuperare autorevolezza e prestigio. E i cittadini italiani hanno bisogno di riacquistare la fiducia nella giustizia ma anche di capire che l’onestà genera onestà e i comportamenti eticamente corretti sono sempre da preferire, a qualsiasi costo. Allora quale migliore occasione del ricordo di Rosario Livatino per avviare una rivoluzione morale che restituisca credibilità e autorevolezza alla magistratura? Potrebbe essere il punto di partenza per una seria riflessione da parte di tutti.
“Qual è il senso di ricordare Livatino oggi? La realtà -ci ricorda l’arcivescovo di Agrigento – è che dobbiamo avere il coraggio di recuperare la legalità con le scelte individuali della politica e dei cittadini”.
Ma i trent’anni dall’omicidio di Rosario Livatino coincidono anche con trent’anni di una vita in incognito
Che oggi vogliamo ricordare: quella del primo testimone di giustizia sul fronte antimafia, Piero Nava, testimone oculare dell’assassinio che permise l’arresto dei responsabili della morte del giudice e fu dopo il suo gesto protagonista di una odissea che da allora non si è mai fermata. Nava, ai tempi agente di commercio, il 21 settembre del 1990, in viaggio a bordo della sua auto fra Canicattì e Agrigento, vide il brutale inseguimento del «giudice ragazzino» ucciso sotto i suoi occhi e fu pronto senza indugi ad avvertire le forze di polizia e a testimoniare contro assassini e mandanti. E quindi a cambiare con la sua famiglia identità e continente. In una recente intervista ha affermato:«Non ho mai avuto alcun ripensamento, sono cosciente di avere fatto esclusivamente il mio dovere». Nava successivamente è dovuto sparire per 11 anni cambiando città, stati, continente. Poi ha ricominciato a lavorare sotto nuova identità».
Una scelta quella di Pietro dettata dalla coscienza. Quella coscienza che è la sola strada maestra per mantenere rispetto di se stessi. un messaggio tanto potente quanto attuale, soprattutto per i cittadini di oggi, per i giovani di questa società.
Bisogna combattere l’indifferenza, essere partecipi, conoscere, denunciare, sentirsi parte del sistema, combattere chi opera per piegare la cosa pubblica ai propri interessi.
Altrimenti ricordare questi martiri della società sarebbe del tutto inutile.
Recuperiamo uno spirito critico di appartenenza ad una comunità in cui ognuno di noi può fare là proprio parte, nella quotidianità delle proprie azioni,per cercare di renderla migliore.
Ricordiamo il sacrificio del Giudice Livatino quindi e ringraziamo il coraggio di Pietro Nava. Ma prendiamo esempio da questi uomini. Altrimenti i loro sacrifici saranno stati del tutto inutili.

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A proposito dell'autore

Da 13 anni laureata in comunicazione e tecnica pubblicitaria. Dopo aver fatto diverse esperienze all’estero, ha deciso di fermarsi nella sua terra siciliana, collezionando anni di esperienza nel campo degli eventi e dell’organizzazione congressuale. Da pochissimo ha fondato una sua agenzia di eventi e comunicazione, la Mapi. E’ appassionata di moda, cinema e spettacolo. Ha un debole per le giuste cause e per i Mulini a vento. Il suo sogno? Coltivare e mantenere vivo l’entusiasmo per la vita e per ogni sua piccola forma e manifestazione. Da 13 anni sono laureata in comunicazione e tecnica pubblicitaria. Dopo aver fatto diverse esperienze all’estero, ho deciso di fermarmi nella mia terra siciliana, collezionando anni di esperienza nel campo degli eventi e dell’organizzazione congressuale. Da pochissimo ho fondato una mia agenzia di eventi e comunicazione, la Mapi. Sono appassionata di moda, cinema e spettacolo. Ho un debole per le giuste cause e per i mulini a vento. Il mio sogno? Coltivare e mantenere vivo l’entusiasmo per la vita e per ogni sua piccola forma e manifestazione.