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Un meteorite sulla terra? Improbabile ma non impossibile

Si considera lo spazio al di fuori della Terra come qualcosa di remoto e slegato da noi, in realtà siamo legati e influenzati dal resto dell’Universo: ad esempio gli elementi chimici (tranne l’idrogeno) che costituiscono qualsiasi cosa ci circondi sono stati tutti sintetizzati all’interno di stelle e di notte il cielo è buio perché l’Universo è finito ed in espansione.

In particolare si reputa la caduta di un meteorite come improbabile ma ciò è vero solo in parte. La frequenza con cui meteoriti di una certa massa cascano sulla Terra decresce con la massa: più grossi sono e meno frequentemente ne cascano. Ma non è impossibile che un grosso meteorite caschi sulla Terra, più probabilmente in mare oppure in una zona scarsamente abitata. La probabilità che centri zone densamente abitata è relativamente bassa perché queste occupano un’area limitata sulla Terra.

Il bombardamento da meteoriti è stato intensissimo nelle prime fasi del nostro sistema solare, circa 4.5 miliardi di anni fa, ed ha contribuito a formare i pianeti. Man mano che questi oggetti minori sono andati a formare i pianeti, il loro numero è diminuito drasticamente ed adesso un urto con uno di questi oggetti è molto raro. Ma non impossibile.

I corpi minori del sistema solare sono di varia natura, si va dalle comete, palle di neve sporca costituite prevalentemente da ghiaccio d’acqua e d’anidride carbonica misto a materiale più consistente a formare oggetti anche di diversi chilometri ma poco coesi, sino alle condriti, formate da materiali più consistenti quali l’olivina, fino a solidissimi blocchi di ferro e nichel.

Tali oggetti, quando cascano sulla Terra, hanno una velocità tipica di 40000 km/h. Combinandosi con quella tangenziale di rotazione della superficie della Terra e al moto nel sistema solare si possono o raggiungere velocità elevatissime (fino a decine di km/s) o, talvolta, anche velocità più basse, a secondo se le varie velocità si sommano o si sottraggono.

Il comportamento dell’oggetto nell’atmosfera dipende fortemente dalla coesione dell’oggetto: se il materiale è molto denso e coeso, ad esempio ferro e nichel, un grosso oggetto può raggiungere il suolo relativamente integro, al più con tracce di ablazione e fusione negli strati esterni. Se il materiale è molto poco coeso, anche un oggetto grande si frantuma già negli strati più esterni dell’atmosfera, come sarà avvenuto a Chelyabinsk.

Non tutte le informazioni sono disponibili ma sembra che a Chelyabinsk un grosso oggetto si sia frantumato ad alta quota, liberando parte della propria energia cinetica nell’alta atmosfera (a 20 km di altezza) causando una grande esplosione (circa 90 kiloton) la cui onda d’urto ha causato parecchi danni; i frammenti più solidi hanno raggiunto il suolo dove hanno liberato la restante energia cinetica, per un totale di 440 kiloton. Se l’oggetto fosse stato più massiccio o se fosse esploso a 1 o 2 km dal suolo gli effetti sarebbero stati ben più devastanti.

Un sistema di allerta identifica e segue quegli asteroidi e comete la cui orbita passa vicino la Terra (detti Near Earth Object o NEO) e che pertanto sono pericolosi. Gli oggetti più massicci sono più rari, più pericolosi ma più facilmente rilevabili con gli strumenti a disposizione, quelli piccoli, frequenti e relativamente meno pericolosi sono più difficili da identificare e monitorare. La scala che misura il rischio connesso con questi oggetti è detta scala di Palermo, quale riconoscimento sia per il contributo storico dell’Osservatorio di Palermo dove fu scoperto il primo asteroide, sia per avere ospitato un’importante conferenza sull’argomento.

Foto da Flickr (Earth Horizon di DonkeyHotey)

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A proposito dell'autore

Professore Ordinario di Astronomia all'Università degli Studi di Palermo.