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Infermiera non sa di essere positiva e lavora in reparto per una settimana

Un’infermiera dell’ospedale Cervello, positiva al Covid, già da una settimana ma nessuno glielo avrebbe comunicato lasciandola di fatto lavorare nel suo reparto. Con il rischio, a sua insaputa, di portare in giro il virus e infettare colleghi e pazienti. E’ l’incubo che da ieri sta vivendo un’infermiera in servizio nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Cervello. “E’ un fatto gravissimo. Che senso ha andare a cercare i contagi? Parliamo di una persona – dice a PalermoToday Vincenzo Munafò, segretario provinciale della Fials-Confsal – che sta a stretto contatto con altre persone che potenzialmente non dovrebbero essere infette. Quindi abbiamo tenuto una professionista sanitaria a portare in giro il Coronavirus per una settimana”.

Il caso, secondo quanto ricostruito, è scoppiato nel momento in cui l’infermiera si sarebbe dovuta sottoporre al secondo tampone. Avrebbe colto l’occasione per chiedere l’esito del primo esame, fatto tra il 19 e il 20 ottobre, scoprendo solo allora che era positiva. La notizia ha creato non poche tensioni all’interno dell’ospedale, tanto da temere l’intervento delle forze dell’ordine che l’infermiera stessa avrebbe chiamato per denunciare tutto. Non è ancora chiaro se la direzione ospedaliera abbia inviato o meno una comunicazione con il referto del tampone. Di certo nessuno si sarebbe premurato di accertare che il messaggio fosse arrivato a destinazione, evitando quindi che l’infermiera si recasse sul posto di lavoro.

“Il cittadino che gira per la strade senza mascherina – aggiunge Munafò – viene multato. Di fronte a un caso del genere invece non diciamo nulla? Gli ospedali stanno scoppiando, così non potremo andare avanti a lungo. E’ normale che il virus si diffonda a macchia d’olio se questo è il modo in cui vengono gestite le situazioni di crisi. L’ospedale adesso dovrebbe contattare i pazienti che possono essere stati in contatto con l’infermiera e informarli dell’accaduto”. Dopo il caos di ieri è stata però eseguita la sanificazione dei corridoi e delle stanze in cui la professionista sanitaria avrebbe girato per giorni.

Quanto successo in ospedale sarebbe per i sindacati frutto di un “errore” che si trascina già dal lockdown e dalla prima ondata di contagi. Uno dei decreti inizio marzo escludeva infatti l’obbligo della quarantena per medici, infermieri e forze dell’ordine, se non in caso di sintomi manifesti: “La situazione era diversa allora – conclude Vincenzo Munafò – perché tutti stavano chiusi in casa. Ora questa norma rischia di avere degli effetti collaterali pericolosi e bisognerebbe rivederla”.

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