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Universitari siciliani in protesta: “A.A.A. cercasi futuro per gli studenti”

“Davvero vogliamo per l’ennesima volta subire passivamente questo silenzio? Come se ormai si fossero abituati. Che basta organizzare semplicemente la didattica e qualche servizio on-line per garantire la piena fruizione dell’università e tutelare il diritto allo studio. No, non è così.”, inizia in questo modo la protesta delle associazioni studentesche Sìamo Futuro Catania e Yousu Ragusa, che prendono una posizione sulle nuove chiusure previste per il ritorno del lockdown generalizzato.

“A noi sembra che questo sia diventata una “scusa” per prendere tempo, per dire che tutto va bene- continua la nota con protesta annessa- quando in realtà si sono dimenticati di chi sta dietro a questi computer, di chi paga tasse universitarie che non sono state mai diminuite, di chi ha perso la bellezza e il valore di vivere l’università, di socializzare e crescere insieme ai propri colleghi”.

La protesta: gli universitari meriterebbero un bonus

E inoltre i gruppi dichiarano: “La didattica a distanza è una buona soluzione per temporeggiare ma non può fornire a tutti una giusta formazione e non tutti hanno gli strumenti necessari per accedere a questa. Sarebbe stato opportuno un bonus in più per gli studenti e uno in meno per i monopattini. No, la didattica a distanza può essere per sempre”.

Non manca l’affondo alla mancanza di visione e programmazione: “Ogni volta, dopo un decreto o un DPCM, non è stato programmato nulla, non è stata spesa una parola sull’università. Gli Atenei hanno fatto quello che potevano, quando volevano, ma una parola in più da Roma non sarebbe guastata”.

Chiedono il diritto di essere universitari in tutto e per tutto. “Lo ricordiamo per l’ennesima volta perché pensiamo che qualcuno lo stia dimenticando.
L’università si vive e si frequenta di presenza, all’interno delle aule, delle biblioteche, delle residenze e delle mense universitarie. Catania è una città universitaria, bella e vivace per i suoi eventi universitari, per l’attivismo delle associazioni studentesche e per la presenza degli studenti fuori sede.
E la mancanza di tutto questo sta provocando un danno economico e sociale alla nostra città e ai suoi giovani”.

E infine arrivano le richieste: “Adesso chiediamo di programmare, di guardare oltre la siepe, di riprendere appena sarà possibile, subito. Non si può continuare a programmare la propria carriera nell’incertezza, senza sapere cosa accadrà nelle prossime settimane. La zona arancione impone di chiudere gli atenei, ma senza ascoltare le esigenze dei suoi studenti, di coloro che pagano servizi che attualmente non esistono. Il virus è imprevedibile e ci vorrà del tempo per sconfiggerlo, ma stiamo rischiando – concludono – di eliminare la parola futuro dalle nostre vite”.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”