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Governo, Conte al Senato: “Ai nostri figli non serve questa crisi”

Dopo il primo test andato a buon fine, per il Governo Conte adesso c’è il banco di prova del Senato. Accanto al premier che siede ai banchi del governo, figurano i ministri Franceschini, Speranza, Gierini, Bonafede, Di Maio, Lamorgese, D’Incà e Amendola. Presenti, tra gli altri, anche Matteo Salvini e Matteo Renzi. Il premier ha ricordato in Aula Emanuele Macaluso, per la sua attività di parlamentare e giornalista.

“Un tema toccato dalla senatrice Drago è il calo demografico: è un problema serissimo, è uno dei cali tra i più severi degli ultimi anni. Anni fa in Germania successe la stessa cosa – ha detto Conte nella sua replica al Senato – Se non interveniamo adesso in tempo, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli. Occorrono investimenti economici strutturati, dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo. Da luglio partirà tra l’altro la riforma dell’assegno unico mensile per oltre 12 milioni di bambini, un progetto avviato dalla ministra di Iv Bonetti”.

La replica del premier Conte al Senato

“Molte osservazioni hanno riguardato il nostro calo del Pil e la consistenza dei ristori. Non corrisponde affatto al vero che l’Italia sia prima per caduta più forte del Pil. Nonostante siamo stati colpiti per primi dalla pandemia nei primi tre trimestre del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia, inferiore alla Spagna e al Regno Unito – ha aggiunto Conte – Il rimbalzo del terzo trimestre è stato tra i più alti d’Europa, il 15,9%. Gli ultimi dati ci spingono a confermare per il 2020 un calo del 9%, sensibilmente inferiore a quello previsto in estate e minore di altri Paesi europei.  Si è detto che abbiamo dato meno ristori di altri Paesi? È un’affermazione destituita di fondamento. Grazie a quella rete di protezione il pil è calato meno del previsto ed è stato compensato anche il deficit”. Sulla scuola: “Un intero capitolo del Recovery è dedicato all’istruzione. La curva epidemiologica non accenna a migliorare. Ci preoccupa ma continueremo a fare di tutto, l’obiettivo è la didattica in presenza”.

“Renzi ha ricostruito le ragioni del discutere la fiducia oggi. A me però non sembra che quando abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Il Recovery Plan non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi ma in incontri bilaterali con tutti i ministri, anche quelli di Iv. La bozza, che avete voluto distruggere anche mediaticamente, era frutto di un primo confronto a livello bilaterale con i ministri”.

“Sul Recovery occorreva un confronto, un momento collegiale, perché restava il problema di scelte strategiche, tirare fuori la politica, dare una visione. Ma il confronto collegiale si può fare anche con toni tranquilli e leale collaborazione – ha continuato Renzi – L’effetto finale è stato bloccare per 40 giorni il Recovery: avremmo potuto incontrarci e in una ventina di giorni dare al Parlamento una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo, ma grazie a tutte le forze di maggioranza e nessuno può avere la pretesa della verità nelle soluzioni più proficue per il Paese”.

“Avete ritenuto che la cabina di regia non era accettabile? Ma quando mai non è stata discussa? Il risultato è che ora dobbiamo affrettarci e il lavoro è urgente, perché ce lo chiede anche l’Ue – ha dichiarato Renzi – Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell’aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?”.

Infine la replica diretta a Renzi sulle poltrone’: “Poltrone? Quando sento questa parola io non mi vergogno di dire che stiamo seduti su queste poltrone. Non è importante dire ‘non sono interessato alla poltrona’ ma essere interessati a star seduti con disciplina e onore”. “Ho spesso difeso le vostre istanze – dice il premier a Italia Viva – ma a un certo punto avete preso una strada diversa, che non è quella della leale collaborazione. Diciamolo di fronte a tutti”. “Stavamo già lavorando sul patto di fine legislatura. Subito dopo l’eventuale fiducia valuteremo un tema di cui stavamo già discutendo: come rafforzare la squadra di governo”.

Le comunicazioni del premier Conte al Senato

Giuseppe Conte aveva aperto il suo discorso stamane in linea con quanto fatto alla Camera e quindi con un richiamo a quel “progetto di Paese di quei 29 punti” programmatici presentati all’inizio dell’esperienza di governo: “C’era una visione e una forte spinta ideale, un chiaro investimento di fiducia”. “Ora un uragano sta sconvolgendo il nostro destino collettivo e anche la politica è stata costretta a misurarsi con scienza e tecnica per rispondere a emergenza e crisi economica”. Allo stesso modo, Conte sottolinea che “primi in Occidente, siamo stati costretti a introdurre misure restrittive dei diritti della persona, seguiti poi dagli altri Paesi”. Alla sua maggioranza, il presidente anche parlando a Palazzo Madama riconosce che “è riuscita a dimostrare grande responsabilità”.

“Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 3 anni e poi a calare. Noi non siamo meridionalisti per vocazione intellettuale, se non corre il Mezzogiorno non corre l’Italia”, aggiunge Conte.

Conte al Senato: “Continue pretese, difficile governare”

In questi giorni ci sono state “continue pretese, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse, a un tempo di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non aver la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza”. Quindi l’appello ai ‘volenterosi’: “Chiediamo un appoggio limpido, un appoggio trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico. Certo i numeri sono importanti, oggi lo sono ancor di più. Questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese ed è ancora più importante la qualità del progetto politico”. 

“Servono un Governo e forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti – ha continuato Conte – servono donne e uomini capaci di rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all’utile persona. Servono persone disponibili a riconoscere l’importanza della politica. La politica è la più nobile tra le arti e tra i saperi, se indirizzata al benessere dei cittadini. Quando la politica si eclissa questa istanze rischiano di essere ai margini o, peggio di sfociare in rabbia o nello scontro violento”.

Sulla legge elettorale “leggo delle interpretazioni, diciamo così maliziose. Negli anni passati abbiamo subito una frantumazione della rappresentanza”. “Sono emersi nuovi processi, anche in maniera dirompente, non possiamo fare una legge che costringa forze così diverse. Questo artificio contribuirebbe all’instabilità politica, non stabilirebbe il quadro”.

Governo, la sfida dei numeri al Senato

Se però da un lato i trecentoventuno voti incassati alla Camera erano prevedibili, a Palazzo Madama tutto sembra incerto. Atteso il confronto diretto con il suo principale oppositore, il senatore e leader di Italia VIva Matteo Renzi.

Sarà difficile raggiungere quota 161 voti a favore, anche se alla maggioranza basterà ottenere un voto in più dell’opposizione per incassare la fiducia e salvare il Governo.

Ieri Conte ha portato a casa sei voti in più rispetto alla maggioranza assoluta pari a 315 grazie ai sì di sei deputati ex M5S e dell’ex Forza Italia Renata Polverini.

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