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Per 8 studenti su 10 non si dovrebbe prolungare il calendario scolastico

Mario Draghi nelle ultime dichiarazioni ha fatto capire che c’è l’intenzione di continuare l’anno scolastico fino a fine giugno. Sarebbero proprio gli studenti di elementari, medie e superiori a continuare l’orario scolastico fino alle porte di luglio.

I giovani bocciano l’ipotesi, secondo il portale specializzato Skuola.net, che vorrebbe un prolungamento dell’anno scolastico fino a fine a giugno, per consentire di recuperare il tempo perduto negli scorsi mesi tra chiusure e didattica a distanza. A farlo emergere un sondaggio del portale Skuola.net – con protagonisti 1800 alunni di medie e superiori – che mostra come a più di 8 ragazzi su 10 la proposta proprio non vada giù.

Per gli studenti le motivazioni sembrano essere chiare. L’anno scolastico si è sempre concluso a inizio giugno, anche nel 2020, in piena pandemia. Cambiare solo stavolta sarebbe poco convincente. Senza trascurare il fatto che, a detta dei ragazzi, se l’obiettivo di tale suggestione fosse quello di aiutare gli studenti in difficoltà a rimettersi in linea con gli altri, difficilmente centrerebbe il bersaglio.

La scelta sul calendario per gli studenti italiani

Per l’82%, infatti, tre-quattro settimane in più di lezione servirebbero a poco. Alla fine, perciò, ad approvare uno scenario del genere è appena l’8%, mentre una quota simile non si sbilancia.

Nel caso dovesse essere necessaria la frequentazione scolastica fino ad inizio luglio gli studenti in massa sceglierebbero un’altra determinata soluzione. Solo per 1 studente su 4 andrebbe bene la fine ad inizio luglio. Meglio, semmai, cancellare la sosta di Pasqua e fare giusto qualche giorno in più a ridosso dell’estate: la pensa così il 45%. Ma non sono pochi quelli che guardano oltre. Per 1 su 3 sarebbe più facile organizzarsi per far partire in anticipo (tra fine agosto e inizio settembre) il prossimo anno scolastico, mantenendo fermo il calendario di questo.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”