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Addio università, la scelgono soltanto tre diplomati su dieci

Tre su dieci. Non si tratta di un numero qualunque, uscito fuori dal tiro casuale di due dadi. Ma, udite udite, la cifra corrisponde ai giovani neodiplomati che decidono di iscriversi all’università.

E i restanti 7 invece? Beh, loro interrompono il percorso formativo, senza se e senza ma. Che sia il lungo e dispendioso percorso di studi da intraprendere, il crescere della crisi occupazionale in Italia e la conseguente voglia di mettersi subito all’opera cercando un’occupazione stabile a far sì che i giovani maturino questa scelta non è dato saperlo.

Possiamo intuirlo, certo. Ciò che è sicuro, però, è che la crisi che attanaglia gli atenei del Bel Paese è sempre più forte e sembra addirittura destinata a crescere.

E così solo il 30% dei 19enni si iscrive all’università. Il dato, stimato da AlmaLaurea in occasione della presentazione al ministero dell’Istruzione del nuovo profilo dei diplomati che hanno superato l’esame di maturità lo scorso luglio, fa riflettere e getta una nube nera sul futuro degli atenei italiani.

Ma non è tutto. Ancora oggi, sempre secondo l’indagine, 82 immatricolati su 100 provengono da famiglie i cui genitori non hanno esperienza di studi universitari e 17 immatricolati su 100 abbandonano il percorso nel corso del primo anno di università.

La ricerca, inoltre, conferma che se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore solo 55 diplomati su cento ripeterebbero lo stesso corso, ma i restanti 45 cambierebbero l’indirizzo di studio e/o la scuola. «Quello che un Paese avanzato non può permettersi – dichiara Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea – è lo spreco di risorse umane. In particolare dei giovani, che rappresentano il futuro. Un bene prezioso che stiamo perdendo all’anagrafe e verso il quale la perdurante disattenzione e sottovalutazione da parte del mondo adulto finirà per diventare un vero punto critico».

Ma qual è la soluzione per invertire la tendenza e fornire un barlume di luce ai tanti giovani che, spesso, abbandonati a se stessi e in preda allo sconforto per un futuro incerto decidono di compiere questo passo?

«Orientare i ragazzi a scelte consapevoli dopo il diploma di scuola secondaria superiore – prosegue Cammelli – non può più essere solo un doveroso impegno da parte delle istituzioni scolastiche. Bisogna iniziare dalla famiglia, dall’educazione. È una necessità, un’urgenza per il Paese».

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