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Avvocatessa siciliana contro la maestra Celentano: “Maestruzza bedda, due paroline…”

Non si placa la polemica nata in seguito alla battuta sulla Sicilia e sui siciliani pronunciata da Alessandra Celentano durante la terza puntata del Serale di Amici. “Sbagli l’italiano? Vabbè ma è siciliano”, ha dichiarato l’insegnante di danza classica rivolgendosi al ballerino di latino americano, Nunzio, originario della provincia di Catania.

Il post di una professionista siciliana diventa virale

In queste ore, è diventato virale su Facebook un post firmato da Antonella Pavasili, avvocatessa siciliana, che ha già ottenuto centinaia di condivisioni. La professionista di Torregrotta (ME), si è fatta portavoce dell’indignazione dei siciliani che si sono sentiti offesi dalle parole dell’insegnante di danza.

“Scrivo in italiano per essere certa che lei comprenda”

“MAESTRUZZA BEDDA, due paroline voglio scrivergliele – recita il post – Indecisa se scrivere nella mia lingua madre o in italiano, alla fine ho optato per l’italiano, così da essere certa che lei comprenda. Perché per comprendere il siciliano, lingua conosciutissima e compresa ovunque, grazie a certi signori che non sto nemmeno a ricordarle (sarebbe probabilmente fatica sprecata), non basta esserci nati in Sicilia, occorre altro. Occorrono, soprattutto, la capacità e il coraggio di rompere le gabbie del pregiudizio, di aprirsi ad una cultura ricca di sfaccettature ed eccessi, di teatro e dramma, di lacrime e risa, di rabbia e quiete. E lei, evidentemente, non possiede queste qualità. Pazienza, sopporteremo anche questa iattura”.

“Torni sull’argomento e chieda scusa”

“Però, figghiuzza bedda, è troppo difficile tollerare in silenzio la rozzezza dell’equazione da lei propugnata in una trasmissione televisiva di grande successo quale Amici! – continua – In estrema sintesi, secondo il suo genio, il giovane Nunzio, concorrente siciliano, non parlerebbe bene l’italiano perché, appunto, siciliano. E quindi, per estensione, tutti i siciliani partiremmo da questo gap. Forse, in un impeto di generosità, lei sarebbe anche disposta ad ammettere che qualche rara eccezione vi sia a queste latitudini. Ma solo, appunto, in via eccezionale. Ecco Maestruzza bedda, io non me lo piglio il disturbo di ricordarle quanta cultura sia partita da questo triangolo accucciato sul Mediterraneo. Temo addirittura che certi nomi lei non li abbia mai nemmeno sentiti pronunciare, sennò non si spiega. Però su un punto non recedo e una richiesta gliela porgo. Torni sull’argomento e chieda scusa. No, no. Non chieda scusa per ciò che ha detto al giovane siciliano ma per la stucchevole, inutile e ipocrita affermazione successiva, pronunciata dopo la reprimenda della De Filippi. ‘Ma io amo la Sicilia!’”.


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“Ma che fa lei, babbìa?”

L’avvocatessa, come molti altri siciliani all’ascolto sabato sera, non si è fatta ingannare dal tentativo della Celentano di rimediare a quanto detto elogiando la Sicilia. “Ma che fa lei, babbìa? Per chi ci ha preso? Pensa davvero che siamo dei minc*ioni disposti ad accettare la sua graziosa elargizione? No, davvero. Non ce ne facciamo niente dell’amore a perdere di una poveretta imbrigliata nelle cinte del pregiudizio. Se lo tenga stretto il suo amore, ne facciamo volentieri a meno. Chieda scusa e si allontani. Leggiu, leggiu, a passu i danza. Sulle note del marranzano. Con la sua abile maestria. Non sentiremo la sua mancanza. Quaggiù ce la caveremo bene anche senza il suo amore. Tra un errore di grammatica e un bel tramonto. Mentre i mandorli esplodono. E tutti cantiamo…ciuri ciuri, ciuri di tuttu l’annu…Pardon, Maestruzza bedda, mi sono lasciata prendere la mano e sto scivolando pericolosamente sulla mia lingua.  La chiudo qua. Saluti, tanti. Abbracci, pochi. Baciuzzi, nenti i nenti. Antonella Pavasili”.

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A proposito dell'autore

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.