Il rettore Fabrizio Micari, non solo da Magnifico, ma anche da docente, poteva dare ad ogni studente di Unipa una grande lezione, dimettendosi.
A dirla tutta, la figura del rettore deve essere terza ed imparziale, lontana da ogni condizionamento politico.
Per cui le dimissioni dovrebbero essere un atto dovuto, almeno dal punto di vista morale. In quanto Micari è stato eletto per rappresentare la comunità accademica e studentesca tutta e non solo quella vicina al centro-sinistra.
Il suo predecessore, Roberto Lagalla, tanto attaccato per le sue velleità politiche, non ha mai compiuto questo passo falso, anzi ha dignitosamente onorato il suo mandato di rettore per sette anni.
Accostato ad ogni forma di candidatura, ad ogni schieramento e ad ogni posizione, non ha mai accettato.
Senza nessuna concretezza, Lagalla veniva spesso attaccato con un palese processo alle intenzioni.
Nel caso di Micari, tutto tace.
Oggi, Fabrizio Micari è ancora rettore, ed ancora è identificato come il volto di Unipa, quasi come la sua personificazione. E per il ruolo che ricopre questo è inevitabile.
Ora, vedere Unipa a convegno con Renzi o con Alfano, a voi fa piacere? A me personalmente no.
Caro rettore, non si possono servire due padroni.
Ed anche perdendo, non vorremmo tornasse un Magnifico marchiato da una competizione elettorale. Non vorremmo un rettore con l’etichetta del Pd, di Alfano o di chiunque altro.
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