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Come costruire un metodo di studio perfetto

Hai mai sentito, o forse addirittura pronunciato in prima persona, la frase “Ma io ho il MIO metodo di studio”?

Ho sempre pensato che fosse un intento nobile quello di costruire un metodo di studio personale, ritagliato su di sé, ma purtroppo c’è un problema. A tutti noi piace pensare di essere unici, diversi, speciali, e in parte certamente lo siamo… ma siamo molto più uguali di quanto non siamo diversi.

Il cervello fa il suo lavoro e lo fa in modo tremendamente simile per me, per te, per il professore, persino per il tizio che ieri sera mentre ero in macchina mi ha sorpassato a destra in curva porc*******a che se lo ritrovo guarda. Ecco, magari per quel tizio il cervello funziona in modo diverso, ma torniamo sul discorso. 

Siamo più uguali che diversi. E questo significa che un metodo di studio che si basi sui processi cognitivi che abbiamo qui dentro tenderà per forza di cose ad avere una struttura standard.

Se vogliamo davvero fare un salto di qualità e costruire un metodo di studio perfetto, dobbiamo conoscere quella struttura. Approfondirla e poi, solo dopo che ci siamo assicurati di padroneggiarla, cominciare a personalizzare.

Oggi vi parlo proprio di quella struttura.

L’acronimo del metodo di studio perfetto

Gli anglofoni hanno una passione quasi morbosa per gli acronimi e nonostante la mia avversione per la perfida Albione e il suo impero coloniale, devo ammettere che talvolta sono uno strumento utile.

 Ho deciso quindi di convertirmi anch’io e creare una sigla, un acronimo che racchiuda in sé i 6 step fondamentali del metodo di studio perfetto: PACRAR.

Sì, lo ammetto, non è che suoni benissimo, però che vi devo dire, di meglio non ho saputo fare.

Pacrar sta per Pianificazione, Acquisizione, Comprensione, Rielaborazione, Applicazione, Ricordo,le sei fasi del metodo di studio.

La cosa interessante di queste sei fasi è che siete costretti ad attraversarle se volete imparare qualcosa davvero. Non potete evitarle, a prescindere da quale metodo di studio vogliate adottare. Se non seguite il PACRAR state già fallendo, e ora vi dimostro il perché, andando fase per fase.

Pianificazione

A dirla tutta questa prima fase non appartiene davvero al processo cognitivo dell’apprendimento. E’ più una questione organizzativa che una necessità della mente, nondimeno resta obbligatoria. Se non avete un piano, se non siete strutturati, se non sapete esattamente cosa dovete fare, quando dovete farlo e come dovete farlo partite già malissimo.

Lo studio è un’attività complessa, stressante e prolungata nel tempo, come tale necessita di essere organizzata. Potete essere i migliori studenti del mondo ma se procedete a caso il risultato sarà l’esaurimento, la procrastinazione o il semplice fallimento dei vostri obiettivi.

In questa fase rientra la pianificazione vera e propria, le tecniche di organizzazione come il Masterplan,di cui vi ho parlato mille volte, la gestione dei cicli di studio e pause, la gestione dell’ambiente di studio, la raccolta di informazioni sull’esame. Insomma tutto quello che viene prima dello studio vero e proprio, ma che rende possibile svolgere in scioltezza tutto il resto del processo.

Acquisizione

Il primo step vero e proprio del processo di studio.

La fase di acquisizione è il momento in cui entrate in contatto per la prima volta con le informazioni che dovete imparare. È un momento critico e spesso in realtà trascurato dagli studenti di ogni età e contesto, perché si tende a vederlo come poco più di una premessa.

Errore

Assicurarsi di acquisire le informazioni in modo corretto e già con un occhio rivolto alle fasi successive è cruciale per la rapidità e l’efficacia del vostro metodo di studio.

Il focus in questa fase deve essere orientato sul porre basi solide, sull’essere attenti e focalizzati, sul selezionare le informazioni più importanti, preparare il terreno per una comprensione vera e profonda, sul non perdere nemmeno un dettaglio. Non è importante invece in questa fase impuntarsi sulla memoria. Non è ancora il momento di incavolarsi se non vi ricordate tutto, siete appena all’inizio.

Fanno parte della fase di acquisizione due momenti specifici: la lettura efficace, di cui vi ho parlato tante volte, recuperate il mio manuale gratuito Leggere per Sapere, e la costruzione di appunti.

Chi ben comincia, e a metà dell’opera.

Comprensione

 La fase di comprensione è direttamente successiva a quella di applicazione, anzi, nel 90% dei casi si svolgono in contemporanea. Ricordatevi che qui suddividiamo le varie fasi per ragioni didattiche e per poter comprendere meglio cosa accade nella nostra mente, ma la realtà è che queste fasi sono fluide e sfumano l’una nell’altra.

La comprensione è il primo grande obiettivo di studio. Ed è il fondamento su cui potete costruire un ricordo stabile nel tempo che vi faccia prendere 30 all’esame ma soprattutto vi resti anche dopo.

Non cadete nel clamoroso errore di dare priorità al ricordarsi le cose invece che al capirle. La velocità vera nello studio è proprio quella di comprendere il prima possibile a fondo quello che state assimilando. 

Se avete compreso bene, memorizzare sarà uno scherzo. Il contrario, purtroppo non è altrettanto vero.

È in questa fase che si innestano metodi di sintesi e selezione come l’individuazione di parole chiave e strategie di potenziamento della comprensione. Come la famosa tecnica di Feynman, che prevede di spiegare in parole semplici (come se si parlasse ad un bambino) argomenti complessi per chiarirli anche nella nostra mente.

Terminato di comprendere, siamo al punto in cui possediamo le informazioni di cui abbiamo bisogno, sono state depositate nel nostro cervello, messe in ordine, classificate. E si può procedere.

Rielaborazione

Io adoro la rielaborazione, credo sia il mio step preferito del Pacrar. La rielaborazione è la fase in cui prendiamo tutte queste informazioni che abbiamo acquisito e compreso e le trasformiamo in qualcosa di nostro.

Passiamo dall’essere dei contenitori a dei produttori. Filtriamo quello che abbiamo imparato, lo trasformiamo e lo ritiriamo fuori rendendolo davvero parte della nostra persona, mettendoci del nostro.

Tanti, tantissimi, troppi studenti saltano a piè pari questo passaggio, e io ogni volta soffro fisicamente. Perché senza rielaborazione non siamo che dei vasi in cui infilare a forza le informazioni che arrivano da un libro o dal professore. Mi vengono sempre in mente gli animali impagliati, riempiti di paglia ma immobili, inerti, inutili, morti.

Questo non è studiare, studiare è interagire con le informazioni, porsi problemi, risolverli, creare persino.

Nel metodo di studio, lo strumento numero uno della rielaborazione è lo schema. Ne ho parlato in mille video per cui non lo approfondirò oggi, ma in definitiva non è tanto importante che stile di schema adottiate, schema lineare, a flusso, a cascata, mappa mentale, mappa concettuale, tabella, schema complementare, diagramma ecc. ecc. L’importante è che ci sia uno sforzo rielaborativo, personale e, in qualche modo, creativo persino.

Applicazione

Dopo aver rielaborato il nostro studio galoppa verso le fasi finali, ed è il momento di mettersi alla prova. Come diceva Protagora: “la pratica senza teoria è cieca, come cieca è la teoria senza pratica”. 

Esercizi, test, quiz, simulazioni d’esame. Pratica, pratica, pratica. In psicologia cognitiva si parla del cosiddetto “testing effect”, l’effetto testing, per il quale il modo migliore di consolidare quanto imparato è mettersi alla prova, sforzarsi, sfidarsi. Senza fatica, sforzo, impegno concreto, non c’è studio.

Finita la fase di applicazione, quando vi siete accertati di saper rispondere, svolgere esercizi, simulare, termina quello che possiamo definire “studio” in senso proprio e si passa al…

Ricordo

Che non è altro che una combinazione di due passaggi: il ripasso e la memorizzazione dei dettagli tecnici finali.

Quanto al ripasso bé, si apre un mondo, ne ho parlato tante volte e lo farò ancora, ma in sostanza dovete assicurarvi di ripassare a cadenze precise, le cosiddette “spaced repetitions” o ripetizioni programmate. E potete ripassare riguardando i vostri schemi e svolgendo altre volte esercizi, test, quiz e compagnia bella. Il ripasso va tenuto costante e rapido e portato avanti durante tutto il periodo di studio, in modo da non perdere le informazioni che abbiamo acquisito con tanta fatica.

Per quanto riguarda i dettagli tecnici da memorizzare, invece, c’è la buona e vecchia ripetizione ossessiva o, se volete ascoltare il mio consiglio, le tecniche di memoria…

 Ed ecco qua, finito, abbiamo studiato.

O pacrar, o fallimento

O Pacrar, o morte… ok no, forse così è esagerato ma il concetto si spiega da solo. Non potete saltare nessuna di queste fasi né alterarne l’ordine.

Se saltate la pianificazione procedete alla cieca, e il risultato sarà casuale, se saltate l’acquisizione bè, significa che neanche avete aperto il libro né frequentato una lezione, quindi lo studio non inizia nemmeno.Se saltate la comprensione rimanete dei pappagalli, e invece che il 30 all’esame al massimo rimarrete a lisciarvi le piume colorate su un ramo.

Ma se manca la rielaborazione rimanete superficiali e magari andate anche avanti, ma non avete studiato davvero: sapete solo ripetere quanto letto, ma non sapete aggiungerci il vostro punto di vista, non possedete davvero quanto fatto, non siete in grado di fare collegamenti originali, e inoltre ricordare sarà più difficile.

Se saltate l’applicazione siete costretti alla ripetizione ossessiva e soprattutto fate i sapientoni che poi però di fronte a una domanda concreta a bruciapelo o a un esercizio crollano miseramente. Infine, se saltate il ricordo, dimenticate quanto imparato o non imparate mai gli elementi tecnici.

Non potete scappare, il Pacrar è la strada da seguire, che lo vogliate o meno.

Mettere insieme i pezzi

Ovviamente, come dicevo anche prima, questa suddivisione è artificiale e costruita a scopo didattico, per farvi capire come funziona, ma in realtà la cosa migliore è rendere il processo armonico, in cui ogni fase è coerente con le precedenti e le successive, propedeutica, e si passa in modo fluido da una all’altra senza soluzione di continuità.

Ora sapete da dove partire, non vi resta che approfondire ogni singola fase e il gioco è fatto.

 E se volete una mano in questo, continuate a seguire i miei articoli e i miei video e date un occhio al mio videocorso completo di metodo di studio Sistema ADC, che è costruito apposta per guidarvi nel creare un metodo perfetto passo dopo passo.


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A proposito dell'autore

Alessandro de Concini è un insegnante, formatore e divulgatore, specializzato in metodo di studio, apprendimento ed efficienza mentale. Linguista per formazione, ha sviluppato negli anni dell’università una passione per il tema dell’apprendimento, della memoria e della produttività, passione che ha portato avanti per oltre dieci anni, approfondendone l’aspetto scientifico e metodologico. Ha cominciato un lavoro di insegnamento e divulgazione di queste tematiche per riportare chiarezza e scientificità in un campo da decenni preda di pseudoscienze e proposte ingannevoli. Ad oggi, comunica e organizza il suo lavoro online, sui social network, dove raggiunge decine di migliaia di persone con i suoi video, articoli e corsi.