A breve potrebbe arrivare una seconda generazione di vaccini. Ad annunciarlo, l’immunologo Guido Forni: «Più facili da produrre e probabilmente anche a minor costo».
Mentre continua il caos su AstraZeneca ed una nuova indagine interessa l’americano Johnson&Johnson, si fa largo una nuova strada. Un vaccino di seconda generazione, di tipo adenovirale, basato sull’adenovirus umano 5 (come il russo Sputnik). Il nuovo vaccino, però, presenta delle importanti novità rispetto ai suoi predecessori.
«Allo studio ci sono circa una ventina di questi nuovi vaccini che sono innanzitutto più facili da produrre. E probabilmente anche a minor costo», precisa il Professore Forni, in un’intervista rilasciata al Corriere. «Si tratta di vaccini assolutamente nuovi, che sono stati autorizzati dalle autorità regolatorie in base agli studi clinici presentati, quelli che fanno riferimento alle sperimentazioni cliniche. Poi si sono aggiunti i dati del mondo reale, cioè quelli che si stanno accumulando dopo la loro somministrazione, nella quotidianità, a proposito di efficacia o effetti collaterali», conclude l’immunologo.
Innanzitutto, nei nuovi vaccini sono espressi due diversi antigeni di Sars-CoV-2. Ad essere inserita insieme alla ben più nota proteina Spike, anche la proteina N (nucleocapsidica). A differenza della prima, attorno alla quale sono stati sviluppati gli attuali vaccini anti-Covid e che può facilmente mutare, dando origine a nuove varianti, la proteina N si trova all’interno del virus, protetta dalle pressioni ambientali che causano i cambiamenti della proteina Spike.
La seconda importante differenza rispetto alla precedente ed attuale generazione di vaccini consiste nell’eliminazione di alcuni “frammenti” del vettore. È stato infatti dimostrato che tale operazione conferisce al vettore adenovirale la possibilità di essere riutilizzato, anche in soggetti che hanno già sviluppato una forte risposta immunitaria.
Infine, un ulteriore potenziale vantaggio che questi nuovi vaccini potrebbero avere riguarda la loro somministrazione. Nei test attuali si sta provando quella per via sublinguale e intranasale, sviluppando anche una pillola per la somministrazione orale. Se funziona, questo vaccino potrà anche esser utilizzato come semplice richiamo per chi ha già ricevuto la prima dose dei vaccini di prima generazione, così da indurre una migliore risposta immunitaria.
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