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Dopo la laurea a Palermo soltanto uno su cinque trova un lavoro

Notizie sconfortanti giungono dal quotidiano La Repubblica per gli studenti palermitani.

Solo un laureato su cinque, infatti, trova lavoro, e spesso con miseri salari e con la prospettiva di una vita precaria.

Questa triste realtà è tratteggiata dai dati raccolti dal consorzio statistico interuniversitario Stella – Cilea, in collaborazione con l’Ateneo palermitano.

Nel dettaglio, soltanto il 22% dei laureati triennali nel 2010 ha trovato lavoro. Poco meglio, invece, è andata a chi ha conseguito pure una laurea specialistica, in quanto il 35% è stato assunto da qualche parte.

L’11%, invece, di coloro che hanno conseguito una laurea in una facoltà a ciclo unico, come Medicina, Giurisprudenza, Architettura e Farmacia, ha trovato impiego nei sei mesi successivi.

Per quanto riguarda le facoltà più gettonate dal mercato del lavoro, al primo posto troviamo Medicina e subito dopo le lauree in Infermieristica, Ostetricia, Fisioterapia, Dietistica, Tecnica della riabilitazione psichiatrica e Radiologia. Non male nemmeno Ingegneria e Scienze motorie.

I più penalizzati rimangono i laureati in Psicologia, soprattutto coloro che non hanno proseguito con una laurea specialistica. Essi possono aspirare in media a 650 euro al mese, se laureati alla triennale, e 839 per chi ha conseguito anche una specialistica. E sembrerebbe una cattivissima idea mettersi in proprio, in quanto il salario medio è di 250 euro al mese.

Altrettanto sfavoriti risultano i laureati in Giurisprudenza, a causa soprattutto del gran numero d’iscritti: appena il 5% dei laureati a ciclo unico viene assunto (con uno stipendio di 1.200 euro mensili se impiegati in uno studio legale).

Ma i maggiori guadagni riguardano i laureati in Chimica e Farmaceutica, con paghe da 1.370 euro; a seguire gli Ingegneri, dai 1.100 ai 1.300 euro, e gli ex studenti di Scienze matematiche, fisiche e naturali, che possono arrivare ad un guadagno mensile di 1.125 euro.

Per raggiungere queste somme, però, occorre abbandonare la Sicilia e cercare altrove. Gran parte dei laureati, infatti, ha trovato occupazione nel Nord del Paese e al di là delle Alpi.

Situazione che ha spinto il giornalista de La Repubblica a concludere così il suo pezzo: «Circostanza che lascia pensare che l’unico futuro per gli studenti di Palermo sia proprio quello di andare via da Palermo».

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A proposito dell'autore

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3 Risposte

  1. Diana

    È veramente una situazione sconcertante! Menomale che il primo articolo della Costituzione italiana ci ricorda sempre che “L’ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO”..Oggi sembra che questo sia rivendicato come un diritto che purtroppo non è di tutti, neanche di chi si è impegnato mezza esistenza sui libri per raggiungere degli obiettivi che rendessero l’ingresso al mondo del lavoro più semplice. Già, quei libri che ci insegnano tanto, ma i cui concetti, spesso, si traducono in utopie..Servirà realmente una vera RIVOLUZIONE per porre fine a tutto questo? Non riesco a trovare più parole per descrivere il fortissimo senso di smarrimento che mi attanaglia, ma credo fermamente che ci sia un forte bisogno di affermare la propria dignità anche e soprattutto attraverso il LAVORO,che con i suoi ritmi e tempi, il suo sistema di relazioni sociali e culturali che attiva, risulta essere una essenziale esperienza utile alla organizzazione dell’identità adulta!!!

  2. Salvatore Baglieri

    Basta sapere un po’ di inglese ed andare all’estero.

    Qui dove lavoro (Düsseldorf) stiamo cercando support engineers da settimane.. e non riusciamo a trovare nessuno.

    E lo stipendio e’ decisamente piu’ alto di 1000 €/mese…

  3. Leo

    Per diminuire il numero di laureati dell’Università di Palermo senza lavoro, la prima cosa da fare è diminuire le iscrizioni alle facoltà di Psicologia e Giurisprudenza, portandole al 5% del numero attuale, istituendo il numero chiuso o programmato per l’ingresso alle due facoltà. Certo oltre a diminuire la pletora dei laureati nelle facoltà che danno pochi sbocchi di lavoro, si potrebbe incrementare la voglia di lavorare nei giovani neolaureati: quando c’è voglia di lavorare anche il laureato in Psicologia e Giurisprudenza trova un lavoro.