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Ecco l’app Immuni, per contenere i contagi del Covid-19 nella Fase 2. Come scaricarla

L’app Immuni è pronta. Ecco il sito dove scaricarla, per Android e iOS. Sarà realmente in funzione solo nelle regioni che partecipano alla fase di test. La pubblicazione sugli store è dovuta passare dal Garante della privacy, che ha dato il via libera per il trattamento dei dati personali. Ora l’app è pronta ad accompagnare la Fase 2 dell’epidemia di Coronavirus.

Sul sito dell’app c’è scritto che si sta lavorando anche alla versione per AppGallery, collegata al sistema Huawei. Sull’homepage si legge: «Ripartiamo insieme. Tornare a vivere normalmente è possibile. Immuni ci aiuta a farlo prima e senza rinunciare alla privacy».

Lo sviluppo dell’app è stato affidato alla software house milanese Bending Spoons ed è stato coordinato dal ministero dell’Innovazione guidato dalla ministra Paola Pisano. All’inizio l’uscita dell’app era stata annunciata a metà maggio, poi rimandata a fine maggio. E poi ancora spostata nei primi giorni di giugno.

Come scaricare l’app Immuni

Immuni, per il momento, è disponibile solo per gli smartphone che montano sistemi operativi Android e iOS, e quindi scaricabile solo da Play Store e App Store. Non un grosso limite, dato che in Italia le percentuali di chi monta un altro sistema operativo sono trascurabili. Quello che bisogna controllare è di aver installato sul proprio dispositivo l’ultima versione disponibile del sistema operativo. Se avete Android, questa è la procedura da seguire per controllare di avere tutto aggiornato:

  • Apri l’app Impostazioni del telefono
  • Nella parte inferiore, tocca Sistema, poi Avanzate e poi Aggiornamento di sistema
  • Controlla le sezioni Versione di Android e Livello patch di sicurezza

Se invece avete un dispositivo Apple e usate il sistema operativo iOS la procedura da seguire è questa:

  • Apri l’app Impostazioni del telefono
  • Seleziona Generali
  • Tocca su Info

Le regioni che partecipano alla sperimentazione

Open | La ministra dell’Innovazione Paola Pisano

Le informazioni sulle regioni che partecipano alla sperimentazione di Immuni sono state frammentate. All’inizio sembrava che sarebbero state tre: una per ogni zona d’Italia: la Liguria per il Nord, l’Abruzzo per il Centro e la Puglia per il Sud. Poi il campione si è allargato a sei. Nel nuovo campione doveva rientrare anche il Friuli-Venezia Giulia che però si è sfilato. Confermata invece la presenza delle Marche.

Nel pomeriggio del primo giugno, una nota congiunta dei ministeri di Salute, Innovazione e della presidenza del Consiglio ha fatto chiarezza sui territori nei quali sarà sperimentata l’app: «A cominciare saranno da lunedì 8 giugno le Regioni Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. Dotarsi da adesso dell’app permetterà di risalire ai contatti che possono aver esposto una persona al rischio di contagio. I servizi sanitari regionali potranno gradualmente attivare gli avvisi dell’app».

Solo in queste regioni l’app sarà collegata anche al Sistema sanitario nazionale. Nelle aree in cui è attivo il test, Immuni sarà completamente operativa: registrerà i nostri contatti e permetterà al Sistema sanitario nazionale di segnalare i contatti avvenuti con i pazienti positivi. Nelle altre regioni invece si potrà scaricare ma i servizi che offre non saranno accessibili.

Come funziona l’app Immuni

Ministero dell’Innovazione | Le schermate dell’app

Quando si è cominciato a parlarne, Immuni veniva definita come un’app di contact tracing. Ora si preferisce parlare di questa app come di exposure notification. Di fatto la sua funziona sarà avvertire gli utenti con una notifica nel caso in cui entrino in contatto con una persona risultata positiva al Covid-19. Per come funziona l’app, la notifica non sarà immediata ma dovrebbe avvenire a distanza di qualche ora.

Come già abbondantemente chiarito dal governo, l’app non sarà obbligatoria. Si potrà scaricare su base volontaria e averla non costituirà un accesso privilegiato agli spostamenti. L’obiettivo di Immuni quindi sarà quello di contenere il contagio permettendo a chi riceve una segnalazione di mettersi subito in quarantena e richiedere un tampone al Sistema sanitario nazionale.

Il codice sorgente

GitHub | Le cartelle con il codice sorgente di Immuni

Il codice sorgente è il Dna di un programma informatico. Al suo interno ci sono tutte le indicazioni su come questo programma funziona e su come sarà l’interfaccia che vedranno gli utenti. Su questo punto il ministero dell’Innovazione ha mantenuto le promesse: ha pubblicato il codice sorgente di Immuni sulla piattaforma GitHub, così che tutti possano leggerlo.

La prima pubblicazione è avvenuta il 25 maggio e riguardava il frontend dell’app. Ci scusino i programmatori per la semplificazione, ma in breve si tratta della parte del programma che vedremo noi sullo smartphone. Il 28 maggio invece è stata pubblicata la parte di codice che spiega come funziona il backend, ossia tutto il sistema che ci sarà dietro ad Immuni e che permetterà all’app di tenere traccia dei contatti e allertare chi potrebbe essere a rischio contagio.

Privacy e gestione dei contatti

Ansa | Il team di Bendin Spoons, la software house milanese che ha lavorato ad Immuni

Per capire come funziona nel dettaglio dell’app abbiamo analizzato il codice sorgente con Roberto Reale, matematico e presidente di Eutopian (Osservatorio europeo per l’innovazione democratica). Dal codice si legge che il backend si baserà su due servizi: uno è il canale che su cui potranno essere caricate le chiavi crittografiche (anonime) degli utenti che risulteranno positivi al Coronavirus. Con chiavi crittografiche si intendono dei codici assegnati a ogni utente nel momento in cui scarica l’app sullo smartphone. Questa operazione potrà essere fatta solo dopo l’autorizzazione del Sistema sanitario nazionale.

L’altro servizio invece è una sorta di registro pubblico: un archivio da cui tutti gli smartphone che hanno Immuni installata scaricano periodicamente queste chiavi anonime, così da vedere se tra i contatti che sono stati registrati dall’app ce n’è qualcuno che è risutlato positivo. Se l’app trova qualcosa, viene inviata la segnalazione all’utente. L’anonimato viene comunque sempre garantito.

Il servizio che si occupa del registro pubblico è già in funzione e si appoggia al server privato Akamai: «Il servizio che si occupa del registro pubblico – spiega Roberto Reale – si appoggia su un server gestito dal provider privato Akamai. Ed è già attivo. Questo vuol dire che ci siamo. L’app è pronta e potrebbe funzionare dai prossimi giorni. Manca solo il servizio che si occupa dell’upload dei dati e poi l’infrastruttura è completata». Questo secondo servizio invece è su rete Sogei, una società in house del ministero dell’Economia e delle Finanze.

La tecnologia Bluetooth

Ministero dell’Innovazione | Le schermate dell’app per capire se il servizio Immuni è effettivamente attivo

Tutto il sistema dell’app si basa su una tecnologia che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, almeno da quando Apple ha deciso di togliere il jack delle cuffie dai suoi iPhone: il Bluetooth. In particolare Immuni sfrutta una funzione di questa tecnologia chiamata low energy Bluetooth che permette al Bluetooth di rimanere sempre attivo consumando poca energia.

A dire il vero, qualsiasi app può accedere a questa funzione. Il problema è che Immuni dovrebbe farlo in background, ossia anche quando non apriamo l’app sul nostro smartphone. Google e Apple hanno deciso di sbloccare questa possibilità per una sola app a Paese e solo per app che servano a monitorare l’epidemia di Covid-19. (Fonte Open)

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