“Io la tesi sul Reddito di Cittadinanza gliel’ho mandata così. Ma non mi aspettavo che mi rispondesse Mario Draghi!“. Marco, 27 anni, l’altro giorno apre la posta elettronica e scopre tra i messaggi arrivati una mail di Palazzo Chigi.
Due settimane prima aveva inviato una pec al premier Draghi. E aveva inoltre caricato in allegato le 70 pagine di tesi di laurea con cui nel 2019 ha conseguito il titolo alla Triennale di Economia e Management. “Gli ho scritto che volevo rendermi utile mandando il mio lavoro di analisi degli strumenti simili al reddito di cittadinanza corredato di simulazioni, statistiche e dati”.
Quelle settanta pagine sono arrivate al mittente e sul tavolo del Presidente del Consiglio che ci ha tenuto a rispondere a Marco Liati, studente di Cassano Magnago, in provincia di Varese, che ora frequenta un corso di laurea magistrale in Finanza all’Università degli Studi dell’Insubria.
“Caro dott. Liati, la ringrazio per la lettera. Come Lei evidenza nella tesi il Reddito di Cittadinanza è il più recente in una lunga serie di interventi volti a sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione in Italia. È ispirato a valori costituzionali come l’eguaglianza e la solidarietà politica, economica e sociale. Tuttavia, si tratta di uno strumento che, come lei sottolinea, ha alcuni limiti soprattutto per quanto riguarda le politiche attive del lavoro. La ringrazio nuovamente per aver condiviso le Sue osservazioni con noi. Con i migliori auguri per i Suoi studi”. Firmato Mario Draghi.
Il titolo completo della tesi in Scienza della finanze è questo: “Dalla Commissione Onofri al Reddito di Cittadinanza: analisi e valutazione degli strumenti nazionali di sostegno al reddito”. Voto finale: 101 su 110. È un’analisi che evidenzia i difetti del reddito partendo dallo studio dei sussidi precedenti che avevano, già questi, limiti visibili, secondo il neolaureato Marco.
“Ero convinto di aver fatto un buon lavoro di ricerca e quando è rispuntato il tema all’inizio di settembre ho detto: “Magari si riesce a imparare dal passato”. Non mi aspettavo di certo una risposta, però”, racconta Marco che ha pubblicato con molto orgoglio la mail arrivata da quel mittente così importante.
“Io ho semplicemente inviato una Pec (presidente@pec.governo.it) e in allegato ho caricato la tesi”, riferisce ancora emozionato. E poi cosa è successo dopo l’invio? «Il 20 settembre mi è arrivata una mail alla casella di posta universitaria e ho pensato: “Che bella soddisfazione!”. Perché? Perché ci ho messo un po’ a farla, non sono trenta pagine come spesso fanno i colleghi“, dice fiero. “Mi sono arrivati un sacco di complimenti, sono stato sommerso ed è stato molto bello”.
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