Il palermitano Francesco Tullone si gode il meritato successo. Solo qualche giorno fa il ricercatore dell’Università di Palermo era stato acclamato per aver risolto un rompicapo matematico rimasto irrisolto per oltre 20 anni. Dietro questo lavoro di ricerca si celano anni e anni di studio.
Un impegno, unito alla dedizione (quella dei ricercatori), che spesso l’Italia non sottolinea, mentre altri paesi esteri esaltano molto di più. “Questa scoperta è frutto di tanti anni di studio, passione e determinazione. Avevo davanti una montagna ma ho capito che con gli strumenti a mia disposizione potevo scalarla e alla fine, con la collaborazione dei miei colleghi Paul Musial e Valentin Skvortsov delle Università di Chicago e di Mosca, ce l’ho fatta”. Racconta così al quotidiano Libero.
Il lavoro scientifico del palermitano Tulone è stato accettato per la pubblicazione dal Proceedings of the American Mathematical Society, la più prestigiosa rivista matematica al mondo. Non è facile, per chi non è addetto ai lavori, spiegare in cosa consiste la sua scoperta. Ma al centro ci sono strumenti matematici come “antiderivata” o “integrazione astratta”.
Tulone per tre anni ha lavorato a Mosca e ha seguito in America un corso di perfezionamento con Alessio Figalli, medaglia Fields. Ma solo in seguito ha optato per il ritorno in Italia, nonostante all’estero la carriera accademica sia più rapida e meglio remunerata.
“In Italia, può capitare che chi è bravo e indipendente venga ostacolato se non isolato. Nel 2015 ho proposto una scuola di alta formazione di matematica che avrebbe tenuto – gratis – proprio Figalli. Il mio Dipartimento non si è dimostrato interessato. Quindi ho organizzato il corso a Catania. Non solo. Qualche mese fa i docenti di analisi matematica hanno fatto di tutto per estromettermi dall’insegnamento nel corso di laurea in matematica“, dichiara tra le righe di Libero.
E aggiunge: “Il decano del gruppo di analisi ha invitato una collega a sovrapporre la sua disponibilità all’insegnamento aggiuntivo della materia che io insegnavo da anni, alla mia disponibilità già deliberata dal consiglio di corso di laurea. Così, con voto segreto e molti astenuti, i miei colleghi mi impediranno di fare lezioni nel corso di laurea a me più consono, svilendo anni di formazione scientifica“. Una storia che di certo non è solitaria.
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