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Ictus giovanile, le donne under 35 rischiano il 44% di volte in più degli uomini: ecco perché

Le donne di 35 anni e anche più giovani hanno un rischio di ictus ischemico (ovvero l’ostruzione di un vaso sanguigno nel cervello, la forma di ictus più comune che rappresenta l’87% di tutti gli ictus) del 44% maggiore dei loro coetanei maschi. Lo rivela una enorme meta-analisi (studio degli studi) condotta in occasione della pubblicazione di ‘Go Red for Women 2022’, un numero della rivista Stroke tutto dedicato alla salute delle donne.

Gli esperti – riporta Ansa – hanno rianalizzato i dati di una vasta mole di lavori scientifici pubblicati sul tema ictus dal 2008 al 2021, per un totale di 69.793 giovani adulti con ictus (33.775 donne e 36.018 uomini), in paesi diversi tra cui Usa, Canada, Francia e Olanda. È emerso che il rischio di ictus ischemico sale al crescere dell’età e che solo il 15% dei casi riguarda persone sotto i 50 anni di età.

È però emerso che, specie per gli under-35, è la donna ad essere più a rischio di ictus rispetto ai maschi, con una probabilità di soffrirne del 44% maggiore a parità di tutti i fattori di rischio. Le giovani che sopravvivono a un ictus, peraltro, hanno esiti peggiori dopo l’evento, con un rischio 2-3 volte maggiore di deficit di funzionalità. Poiché, in generale, rispetto ai maschi, le giovani donne hanno meno fattori di rischio tradizionali per ictus (ad esempio fumo, obesità, arterosclerosi etc), il motivo per cui rischiano più dei maschi va ricercato in altri fattori meno noti e da scoprire: potrebbero essere implicati ad esempio la gravidanza, il post-partum, l’uso di contraccettivi e più in generale fattori ormonali. Ma servono nuovi studi per capirlo.

“I nostri risultati suggeriscono che l’ictus nei giovani adulti potrebbe avvenire per differenti cause rispetto a quanto avviene più in là con gli anni. Questo enfatizza l’importanza di maggiori ricerche nelle fasce di età più giovanili per capire meglio cosa mette in particolare le giovani a maggior rischio di ictus” – ha detto un autore del lavoro, Sharon Poisson, della University of Colorado, a Denver. “Una migliore comprensione delle cause alla base permetterà di migliorare prevenzione e trattamenti dell’ictus nei giovani”, ha concluso. 

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