5 Giugno 2025

Il cannolo siciliano più buono d’Italia è nascosto qui: In questo minuscolo comune della Sicilia | i turisti si mettono in fila già al mattino

Nel cuore della Sicilia c’è un piccolo paese diventato meta di pellegrinaggio per gli amanti del cannolo: qui si prepara il più buono d’Italia, secondo esperti e golosi.

Cannolo
Cannolo – fonte:Web

Croccante, profumato, ripieno di ricotta e tradizione: il cannolo siciliano è molto più di un dessert. È memoria collettiva, artigianato puro e mito gastronomico. Da secoli incanta chiunque lo assaggi, ma in pochi conoscono le vere origini del suo nome e le storie che si intrecciano con la sua creazione.

Le origini: tra Roma antica e l’harem arabo

La prima definizione del cannolo, seppur arcaica, si deve addirittura a Cicerone, che parlava di un “tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”, ovvero un tubo di farina farcito con un dolce a base di latte. Una ricetta primitiva, che già allora richiamava l’idea di una cialda croccante con ripieno cremoso.


Il nome “cannolo” deriverebbe invece dalle canne di fiume, utilizzate in passato per modellarne la forma. Non a caso, la ricotta veniva trasportata nelle cosiddette fascedde, ovvero fasci di canne, da cui il collegamento diretto con il nome del dolce.

Ma la leggenda più affascinante ci porta a Caltanissetta, nell’antico harem saraceno di Qalc’at al-Nissa, dove le concubine degli emiri, tra gioco erotico e sapienza culinaria, avrebbero inventato il cannolo come dolce simbolico e seducente. Dopo la caduta degli arabi, furono le monache a custodirne la ricetta, rendendola parte integrante delle celebrazioni religiose e in particolare del Carnevale.

Mille versioni per un solo cuore

Non esiste un solo cannolo: ogni zona della Sicilia ha la sua variante. Cambiano la composizione della cialda, il grado di dolcezza, il tipo di ricotta usata (di pecora, vacca o capra), ma resta sempre quel perfetto equilibrio tra croccantezza esterna e morbidezza interna.

In dialetto siciliano la cialda viene chiamata “scòccia”, ed è forse l’elemento più difficile da preparare: richiede tecnica, precisione e il giusto dosaggio di vino, strutto e farina.

I grandi chef e il cannolo d’autore

Per lo chef Ciccio Sultano, due stelle Michelin, il cannolo è una vera opera d’arte: una “scultura barocca” che deve sorprendere tutti i sensi. Nella sua versione, accompagnata da sorbetto di mandorla e zuppa di fichi d’India, nulla è lasciato al caso: dalla temperatura del ripieno al suono del primo morso.

Lo chef Massimo Mantarro lo considera invece un dolce dell’anima. Il suo cannolo è semplice, diretto, evocativo: una finestra sull’infanzia, fatta di ricordi e di “scòccie” imperfette che raccontano tutta la verità del gusto.

A Bagheria, infine, lo chef Tony Lo Coco difende la tradizione più rigorosa: frittura nello strutto, dosi matematiche e una ricotta composta all’80% da pecora e al 20% da capra. Una ricetta ortodossa, pensata per restituire al palato la purezza del gusto siciliano.

Da Palermo a Ragusa: la mappa del cannolo

Il cannolo siciliano si trasforma in ogni angolo dell’Isola. A Piana degli Albanesi è imponente e cremoso, a Noto è raffinato e leggero, a Catania spesso arricchito con gocce di cioccolato o scorza d’arancia. Ogni laboratorio, ogni pasticceria racconta una versione diversa di Sicilia.

Il Cannolo è Sicilia: un morso tra sacro e profano

Il cannolo non è solo un dolce, è un rito sociale, un simbolo identitario. Porta con sé secoli di contaminazioni culturali, il saper fare artigianale di intere generazioni, e una ricchezza gastronomica che resiste al tempo e all’omologazione.

Forse il segreto del cannolo sta proprio qui: non ha un’unica verità, ma mille storie da raccontare. Sta a te scoprirle… un morso alla volta.

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