“Pochi 15 miliardi nel Pnrr a Università e ricerca? Sono giusti per poter pensare a un rilancio e a una ripartenza. Si sommano poi a quelli già a bilancio negli anni precedenti. Dei 15 miliardi, quasi 9 sono dedicati alla ricerca. Sono più preoccupata di usarli bene, non che siano pochi”. Così il ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa a Radio24. “La ricerca di base – ha ricordato – è fondamentale per tutte le successive. Bisogna però fare un calcolo complessivo di cosa vogliono dire i 15 miliardi: se vogliono dire anche infrastrutture e persone, avremo dei luoghi per fare ricerca molto adeguati e con questo piano, e quelli degli ultimi anni, i ricercatori restano tali e quali, sperando di aumentarli. La grossa parte dei 9 miliardi, almeno 5 sono dedicati proprio a progetti di ricerca, al netto di persone e infrastrutture. È un buon numero. E poi sono continuativi: è molto importante”.
Sulla riforma del reclutamento universitario “la Crui ha fatto delle proposte, stiamo lavorando anche con la comissione VII della Camera: dopo la parte semplificazione, che è la più urgente e come governo faremo al più presto, inizierò a lavorare su questo e più o meno entro questa estate vorrei lanciarla, poi dipenderà dal Parlamento”. “L’idea – ha anticipato Messa – c’è ed è quella di andare verso un reclutamento nel quale si capisca quali sono le responsabilità di chi sceglie. Oggi non si sa se è della commissione, del dipartimento o del rettore: è un meccanismo complesso che fa perdere le responsabilità. Poi non abbiamo una valutazione a posteriori di quanto buono è stato il reclutamento, mentre all’estero se sbagli sei fuori“.
“Inoltre bisogna permettere di fare scelte non basate solo sulle pubblicazioni scientifiche, ma anche sulla capacità di insegnamento, di fare terza missione e brevetti, cosa che ora non è possibile”. Per quanto riguarda i ricercatori, per il ministro “bisogna mettere ordine e essere più chiari su qual è il percorso dei ricercatori in Italia per avere soddisfazioni e gratificazioni. La mobilità è un punto fondamentale del piano, far circolare cervelli, ed è accompagnata da una serie di riforme tra cui quella che mette ordine nel percorso classico del ricercatore, dando tempi certi sul fatto di poter poi entrare nelle Università o negli enti di ricerca”.
Per le iscrizioni al prossimo anno accademico “cercheremo di attrarre studenti sia cercando di andare incontro alle famiglie e all’aspetto economico, sempre delineando aree di Isee in cui non si pagano le tasse, sia attraendoli con corsi che incontrano di più le aspettative degli studenti e anche welfare studentesco nei campus”. “Stiamo cercando di fare in modo che le Università non siano solo il luogo dell’apprendimento e del sapere – conclude Messa – ma anche della vita, e proprio per il bisogno di tornare in presenza tutte le attività collaterali assumono una grande importanza”, ha concluso Messa.
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