13 Giugno 2025

La nobildonna siciliana considerata tra le più belle del mondo: fece perdere la testa al Re e incantò pittori e poeti

La storia della nobildonna siciliana considerata tra le più belle del mondo: fece perdere la testa a un Re e incantò pittori, poeti e l’intera corte con il suo fascino senza tempo.

nobildonna siciliana
nobildonna siciliana- fonte: web

C’è un detto che recita: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Eppure, nella storia siciliana, esistono eccezioni che smentiscono la regola. Una su tutte: Lucia Migliaccio, meglio conosciuta come la Duchessa di Floridia, una delle figure femminili più affascinanti del Settecento italiano. La sua storia attraversa amore, nobiltà, scandali e bellezza senza tempo.

Dalle terre di Sicilia alla corte reale

Lucia nacque a Siracusa alla fine del XVIII secolo, figlia dei Duchi di Floridia. A soli undici anni fu promessa sposa al principe di Partanna, Benedetto Grifeo, secondo l’usanza dell’epoca che mirava a mantenere l’equilibrio tra le famiglie aristocratiche. Nonostante le nozze combinate, il matrimonio fu felice e duraturo.


Fu madre di nove figli, sette dei quali crebbero sotto le sue cure attente. Malgrado le numerose gravidanze, Lucia conservò una bellezza leggendaria che attirò sguardi e versi poetici.

L’incontro con il re: amore o scandalo?

All’età di 42 anni, rimasta vedova, Lucia era libera di ricominciare. A notarla fu nientemeno che Re Ferdinando di Borbone, anch’egli da poco rimasto vedovo. Solo 80 giorni dopo la morte della sua prima moglie, il sovrano decise di unirsi in matrimonio con la Duchessa, scatenando le critiche del popolo e le ironie dei salotti.

Il matrimonio venne celebrato il 27 novembre 1814 in forma privata e discreta, ma l’eco della notizia si diffuse tra nobili e popolani, dando vita a satire, dicerie e sonetti.

Una regina mai incoronata

Il matrimonio tra Lucia e Ferdinando era di tipo morganatico: un’unione riconosciuta legalmente, ma che impediva alla sposa di ricevere titoli, onorificenze e diritti dinastici. Per legge, la Duchessa non poté diventare regina, ma rimase la consorte più discussa del regno borbonico.

Anche il figlio del re si oppose all’unione, diffidando della nobildonna. Ma Ferdinando, fermo e ironico, liquidò le accuse ricordando che anche la sua defunta moglie non era stata impeccabile.

Una donna elegante, colta e discreta

Contrariamente alle malelingue, Lucia Migliaccio fu una donna misurata, riservata e ben lontana dai giochi di potere. Non si intromise mai nella politica e si distinse per la sua gentilezza, eleganza e senso pratico. Nelle residenze reali del Vomero e di Capodimonte, seppe farsi apprezzare dai sovrani europei, diventando un simbolo di raffinatezza e accoglienza.

Poeti, pittori e ospiti illustri rimasero colpiti dal suo sguardo magnetico e dalla sua presenza carismatica.

L’ultimo capitolo di una vita fuori dal comune

La Duchessa di Floridia morì a Firenze nel 1826, pochi mesi dopo la scomparsa del re. Eppure, la sua figura continua a vivere nei racconti della storia siciliana come esempio di donna libera, bella e intelligente, capace di lasciare un’impronta indelebile nella memoria collettiva.

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