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La Service Tax? “Opprime il diritto allo studio”

La Service Tax non ha ancora preso il via e già toni pungenti e proteste infiammano gli animi di proprietari di casa ed inquilini.

Già perché la nuova tassa sui servizi locali che, dal 2014, sostituirà la vecchia Imu coinvolgerà nel pagamento entrambi i soggetti in questione. Una doccia fredda soprattutto per gli studenti fuori sede. La tassa infatti peserà gravemente sulle tasche degli universitari di provincia che vivono in affitto nelle grandi città, vicini agli atenei di riferimento.

In particolare, agli inquilini verrà chiesto di pagare fino al 20 per cento di contributi in base ai metri quadri dell’abitazione o del suo valore catastale. Una cifra di non poco conto tenendo bene a mente che gli studenti, ogni mese, devono far fronte a diverse spese. E così tra affitto, tasse universitarie, libri e via dicendo il costo della vita per i fuori sede diventa sempre più eccessivo.

Secondo una stima realizzata dall’Unione Inquilini, la nuova imposta comporterà un aumento medio di circa 1000 euro annui sulle spese per il mantenimento degli affitti, cosa gravissima in una situazione dove ogni anno ci sono già 70.000 sentenze di sfratto per morosità passiva. Se poi consideriamo che all’Università degli Studi di Palermo almeno uno studente su tre viene da fuori, allora la questione assume contorni drammatici.

«È del tutto inaccettabile che l’operazione Imu–Service Tax vada a gravare, anche solo in parte, sugli studenti fuori sede che si trovano in abitazioni affittati. Ciò opprime il diritto allo studio – inveisce Michele Orezzi, coordinatore dell’Unione degli Universitari (Udu) -. Chiediamo che il governo apra un serio confronto con il sindacato studentesco per bloccare immediatamente questa ingiustizia sociale».

Ad intervenire e dire la loro sull’intricata quanto paradossale vicenda anche i vertici di UniAttiva: «Non sappiamo ancora come si evolverà la situazione sull’Imu ma l’ipotesi che gli inquilini, in special modo studenti che affittano stanze o appartamenti per frequentare l’università, debbano pagarne anche solo una parte ci lascia sgomenti – dichiarano -. In un momento in cui i costi per accedere al diritto allo studio vanno alle stelle questa ipotesi sembra dannosa oltre che scandalosa. Speriamo vivamente che siano solo chiacchiere e che la proposta non venga trasformata in legge».

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