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La Sicilia, Terra dei Verbi Transitivi: Un Viaggio Linguistico ed Esperienziale

Tra i tormentoni segnaliamo quindi: “uscire il cibo dal frigo”, “scendere in Sicilia”, “salire a Milano”, “passeggiare il cane” oppure, nel caso di un transitivo divenuto intransitivo, “chiamare a qualcuno”.

Vi invitiamo a intraprendere un viaggio unico e affascinante, una destinazione dove il paesaggio e la lingua si uniscono per creare un’esperienza indimenticabile. La Sicilia, terra di sole, mare e cultura millenaria, vi aspetta con le sue peculiarità linguistiche che ne fanno un luogo ancor più speciale: è la terra dei verbi transitivi.

In Sicilia, non si cammina semplicemente con il cane, si “passeggia il cane”. Non si trasportano solamente le borse della spesa fino a casa, si “sale la spesa”. Non si cercano le chiavi dimenticate, si “scendono le chiavi”. E così via. Questi curiosi utilizzi linguistici, che potrebbero sembrare strani a chi non è nativo della regione, sono in realtà il riflesso di un modo di vivere e pensare tipicamente siciliano, che valorizza la concretezza e l’azione.

Venite a “uscire la spazzatura” mentre passeggiate lungo le stradine lastricate di paesi ricchi di storia e di fascino. Provate a “entrare la biancheria” mentre ascoltate le storie degli anziani del luogo, custodi di un patrimonio di saggezza e di tradizioni. E non dimenticate di “partire la lavastoviglie” dopo una succulenta cena a base di prodotti locali, mentre godete della calda ospitalità siciliana.

Ma la Sicilia non è solo una terra di verbi transitivi. È un luogo dove il passato e il presente convivono, dove antiche rovine greche e romane si mescolano con l’architettura moderna, dove la tradizione culinaria si arricchisce di influenze da tutto il mondo. È un luogo dove il mare cristallino si incontra con verdi montagne e fertili campagne, dove il ritmo frenetico delle città contrasta con la pace dei piccoli villaggi.

Ecco perché la Sicilia è un luogo magico. Non solo per la sua straordinaria bellezza, ma anche per il suo modo unico di vedere e descrivere la vita, il quale si riflette nella lingua parlata dai suoi abitanti. Venite a scoprire la Sicilia, dove ogni azione, ogni verbo, diventa un’esperienza da vivere e da raccontare.

Ricordate, la Sicilia non si visita, la Sicilia si vive. Non siamo sicuri di come tradurre quest’ultimo verbo in modo transitivo, ma siamo certi che, una volta atterrati in questa splendida isola, troverete il modo giusto di “vivere la Sicilia”. Vi aspettiamo!

Ma il problema verbale è ancora più evidente quando si tratta di modo e tempo. Come già, in chiave pessimista, aveva fatto notare Leonardo Sciascia, in siciliano non esiste il futuro. Allora accanto all’avverbio domani potremmo trovare il presente indicativo, ad esempio “domani sono impegnato tutto il giorno” invece di “domani sarò impegnato tutto il giorno”.

La questione si estende anche ai vocaboli. Al supermercato si chiedono le ‘buste’ anziché i sacchetti, a casa si riempiono gli ‘scatoli’ e non le scatole, i documenti li mettiamo nella ‘carpetta’ e non nella cartella.

Tutti questi modi di dire hanno un’origine antica e talvolta legata alle diverse zone dell’isola. La loro diffusione è dovuta non solo agli spostamenti dei siciliani, ma anche ai media e alla letteratura; questo è il caso di ‘vengo e mi spiego’ espressione presente nella serie dei romanzi di Montalbano, creazione del nostrano Andrea Camilleri. E chissà dove crede di andare chi parla.

Ovviamente anche i dialetti ‘su al Nord’ hanno introdotto i loro errori. Il più grave? L’uso disgiuntivo di ‘piuttosto che’, cioè con il significato di ‘o, oppure’ al contrario del corretto ‘anziché, invece di’.

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