Le 10 parole siciliane che non si possono tradurre in italiano ma che racchiudono modi di vivere e saggezza popolare dell’isola
Scopri 10 parole siciliane intraducibili che racchiudono emozioni, modi di vivere e saggezza popolare. Un viaggio affascinante nella lingua e nell’anima della Sicilia.

La Sicilia non è solo mare, arte e cucina: è anche una terra fatta di parole che raccontano storie, emozioni e modi di vivere impossibili da spiegare in italiano. Il dialetto siciliano è un tesoro linguistico capace di condensare, in una sola espressione, un intero universo di significati.
In questo viaggio tra i termini più autentici e intraducibili, scoprirai 10 parole siciliane che custodiscono l’anima profonda dell’isola, tra antiche tradizioni, quotidianità e ironia popolare.
1. Camurrìa
Una parola che ogni siciliano conosce. “Essere ‘na camurrìa” significa essere una seccatura, una presenza fastidiosa che insiste e non lascia tregua. È usata per indicare persone o situazioni che danno noia… e che sembrano non finire mai.
2. Peri peri
Passeggiare senza meta, girovagare con leggerezza. “Iri peri peri” è tipico della zona di Catania e racconta uno stile di vita rilassato, fatto di piccoli passi, sguardi curiosi e tempo che scorre senza fretta.
3. Annacàrisi
“T’annachi!” è più di un semplice invito a muoversi: è un’esortazione vivace, che arriva dritta all’orecchio come solo i siciliani sanno fare. È il modo più diretto e sonoro per dire “Muoviti!”, con l’energia di un gesto e il tono di chi non ammette repliche.
4. Avaia / Avà
Quando qualcosa sorprende o indigna, in Sicilia non si dice “Ma dai!”, ma si esclama “Avaia!”. Un’espressione potente e immediata, spesso usata con le mani alzate e un tono tra lo stupito e l’irritato.
5. Arriminari
Termine quotidiano, soprattutto in cucina: significa “mescolare”. “Arrimina a pasta!” è un ordine che arriva diretto da nonne e mamme, ma anche in altri contesti: come durante la tombola, per rimescolare i numeri nella speranza della fortuna.
6. Accùra
Una parola che va ben oltre il semplice “Stai attento”. “Accùra” è un avvertimento affettuoso, pieno di premura. È come dire: mi preoccupo per te. Racchiude il calore di chi ci tiene davvero.
7. Ammizzigghiatu
Chi cerca coccole, attenzioni o si mostra capriccioso è “ammizzigghiatu”. È un aggettivo tenero e ironico insieme, spesso rivolto ai bambini, ma anche agli adulti che fanno i “picciriddi”.
8. Màppina
Altro che strofinaccio: in Sicilia si usa la “màppina”. Presente in ogni casa, è un oggetto d’uso quotidiano che, nel gergo locale, può diventare anche un modo ironico per descrivere qualcuno di trasandato o poco curato.
9. Unni cci chiovi cci scìddica
Tradotto alla lettera: “Dove gli piove, gli scivola”. Descrive le persone che sembrano nate sotto una buona stella: niente le ferma, niente le bagna. Tutto scivola addosso con una leggerezza invidiabile.
10. Amuninni
Non è solo un invito ad andare. “Amuninni” è un’esclamazione decisa, una chiamata all’azione. Si dice quando è il momento di muoversi sul serio, senza più perdere tempo.
Un patrimonio linguistico da custodire
Queste parole sono solo una piccola parte di ciò che rende la lingua siciliana così affascinante e viva. Ogni termine è un pezzo di storia, un’emozione, un gesto. Un’eredità orale che continua a vivere nelle piazze, nei mercati, tra le mura delle case e nei cuori di chi ama la Sicilia.
Quante di queste parole conoscevi già? Quale usi più spesso? Scrivicelo nei commenti e condividi questo viaggio tra le parole con chi ama l’anima autentica dell’isola!