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L’università non è una distributrice di titoli

Trovo urtante l’annuncio pubblicato su eBay in cui un laureato in Scienze Politiche provocatoriamente mette all’asta il proprio diploma di laurea suggerendo possibili utilizzi quali “cono per le caldarroste”.

Mi dà fastidio perché identifica l’attestato con la preparazione lasciando intendere che gli è stato “venduto” un “pacco” buono, al più, per costruirci, appunto, l’involto per le caldarroste. 
Io, prima di fare il professore, ho fatto lo studente e ricordo chiaramente la passione con cui affrontavo gli esami, le ore in biblioteca per saperne di più. M’iscrivevo a tutti i seminari che trovavo e partecipavo a tutti gli incontri in cui ospiti più e meno illustri erano invitati a tenere lezioni e conferenze.

Ho cercato di prendere dall’università tutto quello che poteva darmi e non l’ho mai identificato con “un pezzo di carta”. 
Ho pagato le tasse, ho frequentato i corsi e sostenuto gli esami per imparare cose che non sapevo non perché mi serviva un diploma per partecipare ad un concorso.

La disillusione di chi ha pubblicato l’annuncio provocatorio su eBay nasce con ogni probabilità da un equivoco di fondo sul motivo di accesso all’università.

Capirei se si lamentasse del fatto che i programmi degli insegnamenti non erano aggiornati, dei ridotti orari di apertura di biblioteche o laboratori, della difficoltà di trovare uno stage veramente utile, della scarsa internazionalizzazione del corso di studi. Invece, si lamenta del fatto che dopo che si è laureato non ha trovato il lavoro che si aspettava. Tutto questo ci porta a discutere del valore legale del titolo di studio, spesso confuso con una sorta di automatismo titolo-professione.

Questo passaggio, con alcune eccezioni (ad esempio, la laurea in medicina-medico) non è mai stato scontato e lo è ancor meno in un momento storico in cui la crisi economica impone al laureato creatività, capacità di innovazione e disponibilità a trascorrere lunghi periodi fuori dal proprio Paese.

Chiunque si accinga oggi ad intraprendere un percorso universitario ha la necessità primaria di chiarire a se stesso quali sono le proprie aspettative professionali e occupazionali e quale sia l’investimento di risorse personali cui è disposto. L’università oggi è la fonte di conoscenze e crescita personale e non il distributore di titoli.

Suggerisco pertanto al laureato autore dell’annuncio su ebay di fare un bilancio delle proprie competenze per chiarire a se stesso quali sono le aspettattive di lavoro più adatte al suo profilo e di concentrarsi su quelle anziché mirare ad un’effimera notorietà nel cyberspazio.

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A proposito dell'autore

Professore ordinario di Psicologia Sociale e metodologia della ricerca psicosociale dell'Università degli Studi di Palermo.

2 Risposte

  1. Marianna

    Niente di più vero!!! Anche io mi sono trovata a fare la stessa osservazione di fronte a studenti che all’arrivo della cosiddetta “assistente del professore”, che l’avrebbe dovuto sostituire a lezione, hanno preferito alzarsi e uscire…!!!
    Ma io, quando ero studente, non avrei mai pensato di alzarmi quando il prof. con il quale attualmente collaboro, allora solo dottorando, teneva un seminario al posto del professore titolare di cattedra. Ma ha ragione lei, professor Boca…la mia era, ed è, “sete di conoscenza”…