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L’Università secondo l’Agenda Monti

Si può ben dire che sono stati due i protagonisti politici della settimana antecedente al Natale: Silvio Berlusconi (e la sua onnipresenza mediatica) e l’Agenda di Mario Monti.

Ci vogliamo soffermare su quest’ultima, ovvero sul piano di governo del dimissionario presidente del Consiglio, che consta di 4 capitoli con 29 punti. Restando naturalmente in attesa dei progetti di tutti gli altri.

Per il cosiddetto dovere di cronaca, infatti, riportiamo la parte che riguarda l’Università, intitolata Bisogna prendere sul serio l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca, senza aggiungere alcun commento:

«La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali.

A livello collettivo, investire in capitale umano è la strada per sfuggire alla morsa della competizione di Paesi con costi di manodopera più bassi. A livello individuale, avere un grado di istruzione adeguato e competenze appropriate è una carta fondamentale per trovare lavoro, realizzare le proprie aspirazioni.

Eppure l’Italia ha un elevato tasso di abbandono scolastico precoce, un livello di performance scolastica più basso rispetto alla media dei paesi Osce e un numero di laureati lontano dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea.

C’è bisogno di invertire la rotta. Serve rompere uno schema culturale per cui il valore dello studio e della ricerca e il significato della professione di insegnante sono state mortificate. Gli insegnanti devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto, investendo sulla qualità. Il modello organizzativo deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti.

Da subito occorre completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire, basato su indici di performance oggettivi e calibrati sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti.

Occorre inserire con gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basata sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata, e degli insegnanti, ad esempio attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati.

Bisogna ridurre il tasso troppo alto (18%) di abbandono scolastico precoce con misure mirate e nuovi investimenti nelle strutture scolastiche. Occorre assicurare a ogni adolescente che esce da un ciclo scolastico un servizio efficiente di orientamento scolastico e professionale.

Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione. La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano. In materia di ricerca, occorre proseguire e affinare il progetto avviato dall’Anvur per il censimento e la valutazione sistematica dei prodotti di ricerca.

Bisogna, inoltre, rilevare per ogni facoltà in modo sistematico la coerenza degli esiti occupazionali a sei mesi e tre anni dal conseguimento della laurea, rendono pubblici i risultati.

È prioritario accrescere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, incentivando in particolare gli investimenti del settore privato, anche mediante agevolazioni fiscali e rafforzando il dialogo tra imprese e università.

Bisogna rendere le università e i centri di ricerca italiani più capaci di competere con successo per i fondi di ricerca europei, sulla scorta del lavoro avviato nei mesi passati».

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