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Mazzette alla motorizzazione, funzionario nascondeva 590mila euro in un armadio

Scandalo mazzette motorizzazione. Li teneva nascosti in un armadio i 590 mila euro Luigi Costa, il funzionario della motorizzazione finito nell’inchiesta su un giro di mazzette della polizia stradale di Palermo. Costa, accusato di corruzione, abuso e violazione del sistema informatico teneva tutti quei soldi senza grandi protezioni.

Non in cassaforte, né tanto meno in un doppio fondo. È bastato spostare pochi vestiti e i poliziotti hanno trovato tutti quei soldi nell’abitazione nella zona del quartiere Oreto dove adesso si trova ai domiciliari. Il funzionario, finito in un’inchiesta da cui era stato assolto, dovrà spiegare la provenienza di quei soldi. E lo potrà fare tra venerdì e lunedì quando inizieranno in tribunale gli interrogatori di garanzia davanti al gip.

Lui dovrebbe essere il primo sentito. Ha trascorso tanti anni negli uffici della motorizzazione in via Onorato. Una breve parentesi all’assessorato ai Trasporti durante le prime indagini ma poi era tornato di nuovo negli uffici della motorizzazione.

Costa aveva già compreso che ci fosse una nuova inchiesta. “Vabbè – diceva intercettato dagli agenti – ci sono telecamere dentro, microspie, audio video. Già ci è bastato la prima volta. Abbiamo già dato dobbiamo stare attenti noi altri nella macchina non parlare capito”.

Un’agenzia aveva scoperto il trucco ma venne chiusa

L’agenzia di disbrigo pratiche aveva scoperto e denunciato il tentativo di nazionalizzare una vettura con targa straniera che non era regolare. Era il 2021 quando il titolare dell’agenzia di Ravanusa (Ag) Fratelli Ninotta si era insospettito per l’atteggiamento del proprietario dell’auto, che si era presentato in un primo momento senza tutta la documentazione necessaria, ha eseguito un accesso al sistema informatico europeo per avere maggiori dettagli sulla vettura da immatricolare in Italia.

I sospetti fondati dell’agenzia

In effetti i sospetti erano stati fondati poiché nel sistema sulla vettura c’era un allert. Così ha segnalato tutto alle forze dell’ordine rendendosi disponibile anche a collaborare. L’attività di prevenzione da parte dell’imprenditore non è stata premiata anzi del tutto inaspettatamente, il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, nonostante la collaborazione dell’imprenditore, decideva di revocargli l’autorizzazione all’esercizio dell’attività. Avrebbe eseguito un accesso informatico senza istruire una pratica di nazionalizzazione.

Accolto il ricorso dell’agenzia

Contro questa ingiustizia il titolare dell’agenzia assistito dagli avvocati Giovanni Puntarello, Luigi Termini e Luciana Maria Russo. I giudici della seconda sezione del Tar di Palermo presieduta da Federica Cabrini hanno accolto il ricorso e annullato il provvedimento di revoca dell’attività. I giudici amministrativi hanno accolto le tesi degli avvocati stabilendo come “ora, è del tutto evidente che la connotazione di una condotta quale ‘grave abuso’ deve essere assistita da idonea valutazione volta anche a rendere intelligibili le ragion per le quali l’Amministrazione, nel ventaglio delle possibilità offerte dall’ordinamento, giunga all’applicazione della misura più afflittiva, considerato che la disciplina di riferimento contempla anche la possibilità della sospensione in ipotesi di “accertate irregolarità persistenti o ripetute”.

Ora potrà riaprire

L’agenzia di disbrigo pratiche auto potrà allora finalmente riaprire consentendo all’imprenditore di riprendere la propria attività lavorativa.


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