Moralizzatore a corrente alternata: perché il governo Schifani non usa lo stesso metro per tutti?
Il caso del “moralizzatore a corrente alternata” fotografa perfettamente la crisi di credibilità del governo Schifani. Da un lato l’azzeramento lampo degli assessori della Nuova Dc, non indagati ma politicamente sacrificati. Dall’altro la permanenza al suo posto dell’assessora al Turismo Elvira Amata, per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione. Due vicende, un solo problema: il governo Schifani non usa lo stesso metro per tutti.

Governo Schifani e doppio standard: il caso Nuova Dc
Quando l’inchiesta ha travolto la Nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, il governo Schifani ha scelto la linea dura: fuori dalla giunta gli assessori in quota Dc, pur non risultando indagati. La motivazione ufficiale era chiara: trasparenza, rigore, difesa dell’immagine delle istituzioni. Bastava il sospetto sul partito per giustificare un taglio netto. Qui il presidente si è presentato come garante della “questione morale”, moralizzatore inflessibile che antepone la reputazione della Regione agli equilibri di coalizione.
Il caso Amata e il “moralizzatore a corrente alternata”
Poi arriva il caso Amata. L’assessora al Turismo, espressione di Fratelli d’Italia, è direttamente coinvolta: indagata, con richiesta di rinvio a giudizio per corruzione. Le opposizioni chiedono coerenza: se per la Nuova Dc è bastato il contesto per azzerare la presenza in giunta, perché nel caso Amata – molto più grave sul piano personale – il governo Schifani improvvisamente riscopre il garantismo, chiede tempo, frena sulle dimissioni?
È qui che nasce l’immagine del “moralizzatore a corrente alternata: perché il governo Schifani non usa lo stesso metro per tutti?”. Con gli alleati più deboli il rigore è massimo, con il partito più pesante della coalizione la rigidità si scioglie. Il risultato è un governo percepito come incoerente e, di conseguenza, sempre meno credibile.
Moralità a geometria variabile e sfiducia dei cittadini
Il cuore del problema non è solo giudiziario, ma politico e civico. Se il governo Schifani applica la “questione morale” in modo selettivo, i cittadini leggono ogni scelta come pura convenienza di palazzo. Un giorno la legalità è il criterio assoluto, il giorno dopo diventa elastica. Così l’immagine del “moralizzatore a corrente alternata” si consolida: duro con alcuni, morbido con altri.
Per chi guarda da fuori, il messaggio è semplice:
- le regole non sono uguali per tutti;
- la moralità è usata come clava contro gli alleati di troppo;
- quando tocca ai pezzi forti della maggioranza, prevale la logica della sopravvivenza politica.
Ed è qui che la sfiducia esplode. Perché se il “moralizzatore a corrente alternata: perché il governo Schifani non usa lo stesso metro per tutti?” diventa la chiave di lettura dominante, ogni appello a trasparenza e legalità suona come propaganda.
Una scelta obbligata: coerenza o perdita definitiva di credibilità
“È più facile arrivare a Milano che attraversare Palermo”di Salvatore Ferro, 38 anni, Bagheria
Alla fine la domanda è secca: il governo Schifani vuole davvero recuperare credibilità o accetta l’etichetta di moralizzatore a corrente alternata? Applicare lo stesso metro per tutti – Nuova Dc, Fratelli d’Italia, alleati grandi e piccoli – è l’unica via per ricostruire un minimo di fiducia.
Finché i cittadini vedranno un governo che cambia criterio a seconda di chi è coinvolto, la percezione resterà una sola: non un governo della legalità, ma un governo dei doppi standard. E il titolo resta lì, come un’accusa che non si può archiviare:
Moralizzatore a corrente alternata: perché il governo Schifani non usa lo stesso metro per tutti?

