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Online la petizione degli specializzandi: “Basta a soprusi e differenze”

Un petizione lanciata sul web per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulla discriminazione e sullo sfruttamento con cui sono costretti a convivere, giorno dopo giorno, gli specializzandi non medici (biologi, chimici, fisici, farmacisti, odontoiatri, psicologi, veterinari). Gli specializzandi in questione infatti, pur svolgendo le stesse mansioni dei medici, non hanno diritto a borse di studio e svolgono il tirocinio senza percepire alcuna retribuzione. Un vero e proprio razzismo di categoria semplicemente per il fatto di avere una laurea diversa da quella in Medicina e Chirurgia che ad arbitrio è stata investita di maggiori diritti e tutele.

«È una vergogna dover fare il tirocinio di mattina, pagare le tasse universitarie e dover lavorare il pomeriggio o la sera per mantenersi – dichiarano a più riprese gli specializzandi sanitari -. A causa di una legge nefasta elaborata e approvata anni addietro dalla legislatura italiana siamo utilizzati come manodopera gratuita da impiegare nelle prestazioni sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale». Una situazione divenuta ormai invivibile che i giovani specializzandi non intendono più tollerare. E così per sollecitare il governo italiano, reo del misfatto, a sanare con urgenza la situazione e chiedere un’equiparazione dello status contrattuale e economico i non medici hanno invaso il mondo online.

Il web 2.0, si sa, è il luogo virtuale per eccellenza. Un luogo in cui le informazioni corrono e si divulgano alla velocità della luce. Una carta eccellente, dunque, da giocare. «Nessuna legislatura si è adoperata per risolvere la situazione indotta da una normativa volta a togliere la dignità al lavoro di queste professioni sanitarie – è quanto si legge tra le righe della petizione -. Bisogna tenere in considerazione, poi, che rischia di essere compromesso pesantemente l’ascensore sociale e lo sbocco occupazionale di chi non ha reddito sufficiente per intraprendere un percorso specialistico spesso fuori dalla propria residenza». Un percorso lungo mediamente cinque anni e che prevede una dura selezione d’ingresso. «È ora di dire basta – continuano -. Basta ai soprusi, basta alle differenze, basta a questa follia tutta italiana».

Per firmare la petizione cliccare al seguente link e inserire i propri dati.

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