L’aggressione ad una giovane coppia omossessuale di Torino, avvenuta ieri sera per le vie del centro storico, ha scosso tutti i palermitani e non solo. Da allora, Palermo è stata tristemente bollata dalle più grandi testate giornalistiche come città omofoba.
Arrivati a Palermo per trascorrere qualche giorno di vacanza, i due ragazzi si sono ritrovati accerchiati, scherniti e poi aggrediti fisicamente da una baby gang nei pressi di via dell’Università, di fianco la Facoltà di Giurisprudenza. Un fatto gravissimo per il quale i colpevoli, seppur giovanissimi, ci auguriamo vengano puniti com’è giusto che sia.
Un’amica della giovane coppia, venuta in soccorso ai ragazzi subito dopo la vile aggressione, ha ricostruito i fatti per poi affermare che: “Da quando hanno messo piede in città, sono stati minacciati per strada almeno tre volte. Palermo, al contrario delle aspettative, si rivela una città omofoba“. Una generalizzazione del concetto di omofobia che ci fa male, e che si estende su un’intera popolazione. Condanniamo apertamente ciò che è accaduto e proviamo immensa vergogna anche per coloro che, seppur presenti, hanno preferito voltarsi dall’altra parte. Ma lo sguardo della città di Palermo non è rivolto ad un oscuro passato di pregiudizi. E vi spieghiamo il perché.
Palermo, dal greco Panormus, ovvero “Tutto porto”, è da sempre una città aperta. Realtà che si affaccia sul mare pronta a spalancare le porte a chiunque vi faccia arrivo, a Palermo si sono succedute numerose civiltà che le hanno regalato un invidiabile patrimonio artistico. Lo stesso che, nel 2018, le ha permesso di divenire, con grande fierezza, Capitale della cultura italiana. Da sempre in prima linea in tema di diritti civili, dal 2015 la città ha aderito alla rete internazionale Rainbow Cities Network, diventando Città arcobaleno. Palermo, così, insieme ad altre città del mondo, decide di impegnarsi con tenacia sul fronte della tutela dei diritti fondamentali della comunità Lgbt, contro ogni sorta di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
I palermitani hanno vissuto sulla propria pelle la lotta contro le ingiustizie e i soprusi, quando i tentacoli di Cosa nostra stringevano la città in un’unica morsa. Ma siamo cambiati, Palermo è cambiata. I lenzuoli bianchi contro la mafia, che sventolavano stesi sui balconi negli anni delle Stragi del ’92, oggi sono le bandiere arcobaleno per affermare un unico e ad assoluto diritto: quello di esser liberi. E lo abbiamo anche richiamato insieme in piazza, qualche giorno fa, manifestando per l’approvazione del Ddl Zan.
Di certo dobbiamo migliorarci, e l’episodio di ieri sera ne è una piena e dolorosa dimostrazione. Occorrono maggiori interventi, intensificando i controlli e la sicurezza per le strade, e ancora occorre sancire con più fermezza, fin dalla scuola, che per ogni sorta di discriminazione od incitamento all’odio e alla violenza non potrà mai esserci alcuna tolleranza. “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare“, Paolo Borsellino.
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