Il Palazzo dei Normanni, noto anche come Palazzo Reale, si trova a Palermo ed è attualmente sede dell’Assemblea regionale siciliana.
Il palazzo, per secoli fortezza, è la più antica residenza reale d’Europa, dimora dei sovrani del Regno di Sicilia, sede imperiale con Federico II e Corrado IV e dello storico Parlamento siciliano. Al primo piano del palazzo sorge la Cappella Palatina. L’ala ovest è assegnata all’Esercito italiano.
È uno dei monumenti più visitati nell’isola. I servizi aggiuntivi turistici sono curati dalla Fondazione Federico II; gli ingressi principali (quello parlamentare e quello turistico) sono su piazza del Parlamento, quello carraio è sul lato di piazza Indipendenza. Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (UNESCO) nell’ambito del sito seriale “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale”.
I Normanni in seguito trasformarono il Castello nel centro nevralgico della loro monarchia e realizzarono quattro torri collegate tra loro da portici e giardini. Si deve a Ruggero II la costruzione di una magnifica cappella interna al palazzo, la “Cappella Palatina”, dedicata ai santi Pietro e Paolo e consacrata nel 1140. Il complesso era collegato in origine alla Cattedrale da una via coperta. Nel 1556 dopo la demolizione delle torri e il rifacimento dell’imponente facciata divenne dimora dei Vicerè spagnoli.
Oggi il Palazzo svolge un’importante funzione direttiva, essendo sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Antica cappella di Santa Maria Superiore fatta edificare da Roberto il Guiscardo e Ruggero I di Sicilia nel 1071, convertita ad uso profano nel 1520. Restauri della Sala delle Quattro Colonna, così denominata nel XVI secolo quando fu decorata con vetrate colorate da Simone de Wobreck, autore nel 1560 del dipinto Pittura dell’isola di Sicilia, opera documentata nella reggia.
Dopo l’insediamento nel 1713, Vittorio Amedeo II di Savoia ne fa scoperchiare il tetto sistemando al centro della volta lignea a lucernario la Rosa dei venti. In epoca borbonica vi sono documentati l’Appartamento dei marmi e quello di S.A.R. il principe ereditario.
Ambiente interno tra i più suggestivi ed affascinanti del Palazzo. Inglobato nella Torre Joharia è coevo, adiacente e comunicante con la Stanza di Ruggero, sintesi del passaggio di più culture. Proprio la collocazione ne determinò i lievi interventi successivi. Alle pareti è collocato un olio su tela raffigurante la Negazione di Pietro, opera firmata e datata di Filippo Paladini nel 1613.
Voluta da Ruggero II di Sicilia fu ricavata nella Torre Pisana, l’ala più antica del palazzo con accesso dalla Sala dei Venti. I mosaici delle stupende decorazioni parietali furono commissionati dal figlio Guglielmo I d’Altavilla detto il Malo.
Colonnine angolari delimitano alti rivestimenti in marmo sovrastati da ampie superfici a mosaico di grande pregio raffiguranti elementi vegetali (palme e banani) e scene di carattere aulico e venatorio, simboli del potere normanno. Sono raccontate con grande dedizione nell’esecuzione battute di caccia con arcieri e cervi, rappresentati pavoni, cigni, oltre i mitologici centauri, grifi e altri animali esotici tra cui leopardi e tigri fra lussureggiante vegetazione, sottile allusione al Parco del Genoardo, tutto nel tentativo di mostrare un’allegoria della corte normanna. Caratteristica le figure a coppie simmetriche e speculari, arabeschi e girali dall’effetto caleidoscopico immersi in motivi fitomorfi e zoomorfi. Le raffinate rappresentazioni dai canoni sontuosi ma con accenti di rigidità, delineano la chiarissima matrice greco-bizantina dell’opera combinata con l’influenza pittorica dell’Oriente persiano.
La decorazione centrale della volta della sala risale invece al periodo successivo di Federico II, come testimoniato dalla rappresentazione dell’aquila sveva.
Era parte dell’originaria Galleria del Palazzo. Sulla volta, l’opera attribuita a Benedetto Codardi raffigurante: l’Apoteosi del lavoro, dell’agricoltura, delle arti e delle scienze. La sala era usata per le udienze dei Viceré e al tempo dei re borbonici diventò la Sala del Trono. Oggi è ambiente istituzionale spesso utilizzato per le riunioni dei capigruppo.
Altra sezione dell’antica Galleria, adibita a Sala da ballo dai Borboni e dai Savoia, è altrimenti nota come Sala degli Specchi. Deve il suo nome alle pareti rivestite di damasco giallo. In epoca vicereale era utilizzata come sala delle feste, dei ricevimenti e dei balli.
La parte superiore della cupola, delle pareti del transetto e delle absidi sono interamente decorate da mosaici bizantini, tra i più importanti della Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore, gli Evangelisti e scene bibliche varie. I mosaici di datazione più antica sono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria del 1143. Accanto al Cristo Pantocratore sono raffigurati le gerarchie di angeli ed arcangeli, profeti, santi e gli Evangelisti. Sulle arcate del presbiterio troviamo raffigurazioni dell’Annunciazione e della Presentazione al Tempio, mentre nel catino dell’abside è raffigurato un Cristo benedicente. Di epoca posteriore (1154-66 circa) sono i mosaici recanti iscrizioni latine che ornano la navata centrale, contenenti rappresentazioni di episodi tratti dal Vecchio Testamento; ancora più tardi sono quelli delle navatelle, con le Storie di San Pietro e San Paolo.
All’inizio della navata è collocato l’imponente trono reale rivestito di mosaici, mentre vicino al santuario, sulla destra, troviamo il ricco ambone mosaicato, sostenuto da colonne striate, e un superbo candelabro pasquale (alto m. 4.50), intagliato a foglie d’acanto con figure e animali. Tutte queste opere, risalenti al XII secolo, combinano elementi romanici, arabi e bizantini. Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle navate minori sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica. Il soffitto a cassettoni e muqarnas, del 1143, presenta iscrizioni cufiche.
Danneggiata dal terremoto del settembre 2002, la Cappella fu sottoposta a restauri, conclusi nel luglio 2008.
Formata da molteplici ambienti che si trovano al piano terra e nel seminterrato, a fianco e sotto il Cortile Maqueda. Nel 1553 i viceré decisero di trasferire la propria residenza dal Castello a Mare al Palazzo Reale, dove di conseguenza furono realizzate grandi opere di ristrutturazione. Il piano seminterrato fu destinato a essere un deposito per le munizioni. Nel 1637 il Presidente del regno Don Luigi Moncada, duca di Montalto, fece affrescare a Vincenzo La Barbera, Giuseppe Costantino, Gerardo Astorino e Pietro Novelli, i più valenti artisti del tempo, l’antico deposito delle munizioni, trasformandolo in sala delle udienze estive del Parlamento siciliano.
Il grande ambiente subì un ulteriore modifica dopo il 1798, quando – sotto Ferdinando di Borbone – divenne sede delle scuderie. Fra le opere superstiti è di particolare rilievo l’affresco, eseguito dal Novelli assieme a Figure allegoriche, effigiante Pietro Moncada, avo del duca di Montalto, i cui frammenti superstiti staccati, trasferiti su tela e restaurati, si possono ammirare nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis. Oggi le sale ospitano mostre d’arte.
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