I vaccini Pfizer e Moderna, quelli a mRNA, proteggono dalle varianti? E se sì, con quale copertura? La risposta arriva dalle due grandi multinazionali del farmaco che hanno condotto studi approfonditi sulle varianti più diffuse e aggressive del Covid.
Secondo lo studio effettuato da Moderna, una dose di richiamo del vaccino Covid-19 ha generato una promettente risposta immunitaria contro le varianti più pericolose del Sars-Cov2, la brasiliana e la sudafricana. Moderna sta testando una dose di richiamo da 50 microgrammi in individui già vaccinati. I risultati mostrano che questa ha aumentato le risposte anticorpali neutralizzanti contro il virus originale, nonché contro la variante B.1.351 e la P.1, individuate in Sud Africa e Brasile. Le dosi di richiamo sono state “generalmente ben tollerate”.
“Siamo incoraggiati da questi nuovi dati, che rafforzano la nostra fiducia nel fatto che la nostra strategia di richiamo possa essere protettiva contro queste nuove varianti individuate. La forte e rapida spinta dei titoli a livelli superiori alla vaccinazione primaria dimostra anche chiaramente la capacità di mRNA-1273 di indurre la memoria immunitaria”, ha dichiarato Stéphane Bancel, Ceo di Moderna. “La piattaforma mRNA di Moderna permette una rapida progettazione di candidati vaccini che incorporano mutazioni chiave del virus, permettendo potenzialmente un più rapido sviluppo di futuri vaccini alternativi abbinati alle varianti, qualora fossero necessari. Continueremo ad apportare tutti gli aggiornamenti necessari al nostro vaccino Covid-19 per controllare la pandemia”.
Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “The Lancet” ha messi in mostra gli effetti del vaccino Pfizer. È basato su dati sanitari raccolti tra il 24 gennaio e il 3 aprile, il 72% della popolazione israeliana di età superiore ai 16 anni (quasi 5 milioni di persone) e il 90% di quella di età superiore ai 65 anni aveva ricevuto le due dosi di vaccino Pfizer/BioNTech. Quanto all’efficacia del vaccino contro la variante inglese (chiamata B.1.1.7), mostra che è “altamente efficace” nelle persone di più di 16 anni sette giorni dopo la seconda dose: protegge dal 95,3% delle infezioni, dal 97,2% dei ricoveri e dal 96,7% dei decessi.
Questi livelli di protezione rimangono simili negli over 85. Ma diminuiscono significativamente quando le persone hanno ricevuto solo una delle due dosi: 57,7% contro l’infezione, 75,7% contro l’ospedalizzazione e 77% contro la morte negli over 16. Lo studio dunque, “mostra l’importanza di una vaccinazione completa negli adulti“, con due dosi, affermano gli scienziati, secondo cui una singola dose potrebbe anche offrire meno protezione, in particolare con l’emergere di varianti che sono più resistenti al vaccino.
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