Home

Ravanusa, la lettera del prof Carmina ai suoi studenti prima della morte: “Ragazzi miei, mordete la vita”

La lettera del Prof Carmina – Tra le sette vittime accertate della tragica esplosione di Ravanusa c’è il professore di storia e filosofia Pietro Carmina.

Un docente appassionato e innamorato dei suoi ragazzi ai quali aveva anche dedicato una commovente e profonda lettera prima della pensione. Di seguito, ecco il testo integrale.

La lettera del Prof. Carmina ai suoi studenti

Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi. Ho appena chiuso il registro di classe. Per l’ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni. 

Di parecchi rammento tutto, anche i sorrisi, le battute, i gesti di disappunto, il modo di giustificarsi, di confidarsi, di comunicare gioie e dolori, di altri, molti in verità, solo il viso o il nome. Con alcuni persistono, vivi, rapporti amichevoli, ma il trascorrere del tempo e la lontananza hanno affievolito o interrotto, ahimè, quelli con tantissimi altri. Sono arrivato al capolinea ed il magone più lancinante sta non tanto nell’essere iscritto di diritto al club degli anziani, quanto nel separarmi da questi ragazzi. A tutti credo aver dato tutto quello che ho potuto, ma credo anche di avere ricevuto di più, molto di più.

Vorrei salutarvi tutti, quelli che incontro per strada, quelli che mi siete amici sui social, e, tramite voi, anche tutti gli altri, tutti, ed abbracciarvi ovunque voi siate. Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista.


Leggi anche: Ravanusa, la testimonianza della sopravvissuta: “È andata via la luce e poi è crollato tutto”


Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’’entusiasmo, la voglia di lottare. Gli anni del liceo, per quanto belli, non sempre sono felici né facili, specialmente quando avete dovuto fare i conti con un prof. che certe mattine raggiungeva livelli eccelsi di scontrosità e di asprezza, insomma… rompeva alla grande. Ma lo faceva di proposito, nel tentativo di spianarvi la strada, evidenziandone ostacoli e difficoltà.

Vi chiedo scusa se qualche volta non ho prestato il giusto ascolto, se non sono riuscito a stabilire la giusta empatia, se ho giudicato solo le apparenze, se ho deluso le aspettative, se ho dato più valore ai risultati e trascurato il percorso ed i progressi, se, in una parola, non sono stato all’altezza delle vostre aspettative e non sono riuscito a farvi percepire che per me siete stati e siete importanti, perché avete costituito la mia seconda famiglia.

Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando: usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente. 

Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare, non state tutto il santo giorno incollati a cazzeggiare con l’iphone. Leggete, invece, viaggiate, siate curiosi (rammentate il coniglio del mondo di sofia?). Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi.

Le nostre strade si dividono, ma ricordate che avete fatto parte del mio vissuto, della mia storia e, quindi, della mia vita. Per questo, anche ora che siete grandi, per un consiglio, per una delusione, o semplicemente per una risata, un ricordo o un saluto, io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi.
Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui.

A voi, buon viaggio. Pietro Carmina“.

Il ricordo del Prof. Carmina nelle parole dei suoi studenti

Dopo aver appreso della sua tragica scomparsa, centinaia di studenti hanno voluto ricordare il Prof. Carmina sui social. Innumerevoli gli attestati di stima rivolti alla sua persona. Riportiamo le parole degli studenti

Il Professore Pietro Carmina, è stato il professore che tutti avremmo voluto e che molti, come me, hanno avuto la fortuna di avere. Era impossibile andare sotto la sufficienza col Prof. Carmina, aleggiava nell’aria quella sorta di timore misto ad una forma superiore di rispetto, quelle cose alle quali tutti i professori in Italia aspirano.

Non studiavi storia e filosofia con lui, ma molto di più: Cominciavi a conoscere Hegel e finivi ad intendere la logica della realtà e il concetto di infinito. Sì, proprio, l’infinito può essere spiegato con poche parole, quelle che ha lasciato dentro tutti noi, IL PROFESSORE PIETRO CARMINA e la voglia di formare quelle menti scombussolate dai tempi in cui viviamo.

Perché, proprio Lui, conosceva il nostro tempo e si è sempre evoluto insieme ad esso.
I suoi compiti in classe una prova di vita, test di logica che parlavano di storia e filosofia, le sue interrogazioni colloqui di lavoro nelle quali le sfaccettature psicologiche ti forgiavano al mondo dopo il liceo, proprio così.

Il prof. non viveva la sua professione dentro la classe, ma per il mondo là fuori, perchè sapeva bene che trascorsi gli anni del liceo ci saremmo ritrovati soli in mezzo alla società che non era fatta di Prof. Pietro Carmina, ma di test, numeri e competenze acquisite e prove da superare e, soprattutto, una vita da vivere.

Mi piace ripetere il suo titolo e il suo nome, perchè per sempre quando penserò ad un Professore non ricorderà altro che Lui, colui che al primo giorno di filosofia aprì un libro e cominciò a leggere e capimmo da quell’istante che tutti saremmo cambiati.

Grazie Prof., grazie di avermi donato il suo sapere, il senso critico, la voglia di viaggiare, di leggere e di volere un mondo più equo. Tommaso Mancuso, III D.


Leggi anche: Tragedia Ravanusa, il VIDEO shock dell’esplosione


Custodisco con cura, da più di 20 anni, questa lettera che mi ha scritto per consolarmi della perdita di mio padre.

Ho pensato fosse giusto condividerla per far conoscere a tutti la gentilezza, l’eleganza e la bontà che hanno fatto innamorare di Lei centinaia di studenti.

Aveva proprio ragione in queste righe: la saggezza o la filosofia in circostanze simili servono a poco! Rimarrà per sempre nei nostri pensieri Prof. Pietro Carmina.

Lo studente, Gioacchino

Nutro rispetto per il ciclo della vita ma gli incidenti, quelli non li capisco, anzi rifiuto a capirli. Questione di pochi attimi e tutto potrebbe andare diversamente.

È da tutto il giorno che mi domando “Com’è possibile? Com’è potuto accadere? Avrà avuto il tempo di capire?..” .Centinaia di ex studenti oggi visitiamo la sua pag. e col pensiero ci ritroviamo seduti ai banchi del liceo, assistendo ad una sua lezione (che fosse storia o filosofa erano tutte coinvolgenti quando era Lei a parlare).

No, non serviva questo incidente a dimostrare il successo ottenuto nel lavoro che ha diligentemente svolto fino alla fine. Questo penso e spero lo sapeva. I prossimi anni li avrebbe dedicati a Sè stesso (con piacere ho appreso la notizia dell’uscita del suo libro) ed ai tuoi cari.

Come società abbiamo tacitamente accettato che gli anni della pensione siano i nostri anni di libertà. E provo una gran rabbia che per alcuni attimi Lei abbia perso la libertà di vivere. Addio prof Pietro Carmina.

La studentessa, Elettra


Leggi anche:

Ultim’ora, esplosione Ravanusa: trovati altri 4 corpi tra le macerie, due i dispersi

Ravanusa

Tragedia Ravanusa, il VIDEO shock dell’esplosione: si cerca ancora sotto le macerie

Condividi

Post correlati

A proposito dell'autore