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Roberto Lipari confessa: “Così ho vissuto il baronato di Unipa sulla mia pelle”

Roberto Lipari si gode il meritato successo a Striscia la Notizia. L’ex studente palermitano ha raccontato al sito Today le sue prime impressioni sul bancone di Antonio Ricci, non dimenticando i suoi esordi e la sua vita da universitario. Durante il suo racconto, il comico si è lasciato andare confessando di aver visto con i suoi occhi il baronato agire tra i banchi di Unipa.

“Nella mia vita ho girato molte facoltà. Ho fatto il test di medicina, insieme a tanti altri test d’ingresso. Il meccanismo dell’università italiana fa sì che tu spendi tanti soldi per tanti test finché non sai dove entri. Anche nelle facoltà a numero aperto, infatti qui mi viene il dubbio. Probabilmente perché a qualcuno serve che paghi il bollettino, il famoso mav”, racconta Lipari.

E prosegue: “Comunque, mentre aspettavo lo scorrimento di medicina ho frequentato tre facoltà, tutte a Palermo. Pensa quanto è durato, ho avuto il tempo di cambiare tre facoltà. Ho fatto una full immersion di università. Mi ricordo a ingegneria la docente di disegno che aveva lo stesso cognome di disegno 1, disegno 2, disegno 3, e poi c’era un corso speciale di disegno, tenuto da un docente con un cognome diverso perché era il genero”.


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Roberto Lipari: tra Unipa e il successo a Striscia

“Nel film ho portato tutto questo, insieme ad altre esperienze e racconti. Uno degli sceneggiatori, ad esempio, è stato assistente di un professore. Quel film è di pancia. Quando ce l’ho con qualcuno, invece di prendermela con lui, comicamente, lo racconto. Ecco, Tuttapposto nasce da un mal di pancia sul baronato universitario”. In un certo qual modo Lipari ha trasposto la sua storia nel film, che ha raccolto successo al grande pubblico, tanto da finire su Amazon Prime.

Inoltre l’ex studente Unipa racconta: “Io non ho mai chiesto il nulla osta a Medicina. Ho smesso al terzo anno e dico sempre che ho salvato molte più vite non facendola. Quando facevo tirocinio, nei reparti più tranquilli, passavo il tempo a fare battute con pazienti e parenti. Già lì capivo che c’era qualcosa che non andava”.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”