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Sicilia, il ponte sullo Stretto non c’è, i super stipendi si! Ecco i nuovi super manager

La società pubblica Ponte sullo Stretto guidata da Ciucci recluta decine di dirigenti da Anas e prepara il piano finanziario per settembre. In modo che Salvini possa inserire i 13 miliardi dell’opera nella prossima legge di bilancio. Ma la premier tentenna e i soci del general contractor Eurolink non sono allineati. Così il progetto resta in alto mare

Nel gioco del calcio l’espressione “minestra riscaldata” si applica a quel giocatore o allenatore che torna nella squadra dove ha conosciuto il successo, di solito senza ritrovarlo. Nell’abnorme minestrone riscaldato che è il ponte fra Sicilia e Calabria, le operazioni di mercato condotte dal nuovo ad della Stretto di Messina (Sdm), Pietro Ciucci, a sua volta un cavallo di ritorno rientrato da un confortevole pensionamento, sono quasi tutte all’insegna della nostalgia.

Per attrezzare la nuova Sdm Ciucci ha già ripescato oltre una ventina fra dirigenti, funzionari e quadri che dovrebbero essere esenti dal tetto di 240 mila euro previsto per le cariche pubbliche.

Erano migrati in Anas dieci anni fa, dopo che il governo Monti aveva deciso di liquidare la Sdm per mano di Vincenzo Fortunato, incassando una causa per danni in una sorta di derby di Stato che si è aggiunto al contenzioso con Eurolink, l’associazione temporanea di impresa o Ati incaricata di realizzare il ponte e tornata alla ribalta anch’essa con la legge di bilancio 2022 dopo che il decreto legge 187 del 2012 aveva annullato il contratto.

In questo decennio in Sicilia e Calabria si è aggravata la crisi demografica e nulla è stato fatto per recuperare un gap infrastrutturale messo a nudo dal minimo incidente. Ma siamo d’estate. Il calciomercato prima di tutto.

Nella nuova squadra di Ciucci c’è Gioacchino Lucangeli, dal 2002 al 2013 responsabile dei collegamenti stradali e ferroviari del ponte quando l’opera costava appena 2,4 miliardi di euro contro i 13,5 di adesso. Fra gli ex che tornano dal prestito ci sono poi Andrea Stefanoni, Giuseppe Cardillo, Claudio Catta che si è occupato dall’autostrada libica ai tempi dell’accordo fra Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi.

Per Catta, come per Giulio Claroni e Alessandro Piccareta, è la terza assunzione da parte di Sdm. Rientra alla base anche Lorenzo Falciai, direttore della comunicazione di Anas che manterrà l’incarico in Sdm mentre alle risorse umane ci sarà Omar Mandosi, che arriva dall’esperienza tormentata di Anas international. Nel reparto ingegneristico figurano anche Massimo Tarquini Guetti, un altro ex Sdm, e Stefano Caroselli. Agnese Leofreddi, già Quadrilatero Umbria Marche, sarà la nuova responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza.

Dei fuorusciti si dice fossero scontenti della nuova Anas assorbita dal colosso Fs, che peraltro potrebbe di nuovo scorporare la società che gestisce le strade dopo poco più di cinque anni, in un’ammuina di marca borbonica gradita al ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Fra l’altro, Anas non sarà più il socio di riferimento della Sdm con l’82 per cento e il controllo passerà al blocco ministeriale Mef-Mit.

Nonostante la Sdm abbia una netta colorazione forzista, con Ciucci pupillo di Gianni Letta e i due presidenti regionali, il siciliano Renato Schifani e il calabrese Roberto Occhiuto, colorati di azzurro, è il leader leghista il promoter più assertivo del ponte.

Sul cronoprogramma ci ha messo il faccione.

A fine settembre Eurolink manderà la relazione che aggiorna il progetto del 2011. Intanto Sdm allestirà il piano economico finanziario per stabilire quanto della tariffa dei transiti verrà dallo Stato e quanto dal casello. Entro la prossima estate, l’opera deve partire con il progetto esecutivo e, inevitabilmente, con una bella inaugurazione fra Scilla e Cariddi, a costo di fare due buchi per terra. Su chi realizzerà il monocampata più lungo del mondo Salvini ha negato la possibilità di una nuova gara internazionale, contro il pur vago interessamento del colosso di Stato cinese Cccc in tempi di crisi della Via della seta.

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Al di là dei pronunciamenti di tecnici e accademici attratti dalle consulenze alla progettazione, la fattibilità complessiva dell’opera rimane molto dubbia e non ha fatto grandi passi avanti dal 2009, quando l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti, insuperabile manovratore del ponte come arma di distrazione di massa, rinviò tutto di quattro anni.

Lo stesso Giacomo Francesco Saccomanno, che oggi è commissario della Lega in Calabria e ieri era avvocato dei comitati contro la centrale a carbone di Gioia Tauro a nord di Reggio, avrebbe confessato in privato il suo scetticismo sull’opera. Ma nella Lega in cerca di consenso al Sud il ponte è articolo di fede. Né l’insostenibilità ambientale dell’opera preconizzata dal costituzionalista peloritano Michele Ainis e dal suo nuovo movimento battezzato “invece del ponte”, né l’inutilità di una cattedrale nel deserto infrastrutturale siciliano turbano il decisionismo del Capitano.

Nel convegno romano “L’Italia dei sì” del 25 luglio il ministro e vicepremier, che finora ha ottenuto soltanto un chip di 50 milioni di euro, ha annunciato che i miliardi degli investimenti saranno inseriti nella legge di bilancio in discussione dopo le ferie estive. La tempistica è studiata per impegnare prima delle Europee del giugno 2024 una recalcitrante Giorgia Meloni, che continua a osservare con scetticismo l’opera.

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Ad aggiungere una nebbia tipica di certe giornate sullo Stretto, c’è l’elemento giuridico-societario riguardante Eurolink, che a luglio l’azionista di maggioranza Webuild ha affidato al reggino di nascita Gianni De Gennaro.

Il presidente di Eurolink Gianni De Gennaro 

Per ironia della sorte, l’ex capo della polizia e presidente di Leonardo è stato sottosegretario con delega all’intelligence proprio con Mario Monti, il premier che ha annullato l’appalto a Eurolink. Per il consorzio l’aut aut è: o costruiamo il ponte o ci toccano 700 milioni di risarcimento. La cosa non è così semplice, come si legge anche nella relazione al bilancio 2022 della stessa Eurolink: «È del tutto evidente che l’eventuale mancata definizione della rinuncia alle azioni, alle domande e ai giudizi da parte di Eurolink nei confronti di Sdm e delle altre amministrazioni dello Stato coinvolte potrebbe impattare, con possibili rinvii ed ulteriore dilatazione dei tempi processuali, sulla celebrazione dell’udienza di merito, fissata in Corte d’Appello al prossimo 15 maggio 2023, nel giudizio pendente fra Eurolink contro Sdm e le altre amministrazioni dello Stato coinvolte».

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In effetti all’udienza del 15 maggio c’è stato un rinvio al 14 ottobre 2024 per consentire alle parti di fare la pace. «Ma un consorzio in forma di Ati», dice Aurora Notarianni, avvocata no-ponte con un passaggio in politica da assessora nella giunta di Rosario Crocetta, «non può essere riesumato proprio in quanto temporaneo. Condotte è stata ceduta ma Cmc è ancora in concordato. Altri componenti di Eurolink non si sono fatti vivi. E c’è comunque un tema di gara internazionale da avviare e un progetto che da definitivo non può diventare esecutivo perché al primo livello di elaborazione mancavano le valutazioni di impatto ambientale e strategico».

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La situazione si ingarbuglia ulteriormente fra i soci di Eurolink. Webuild e gli spagnoli di Sacyr marciano compatti e con gli stessi avvocati (Benedetto Giovanni Carbone, Giampiero Fumel, Giuseppe Giuffré e Giandomenico Falcon) insieme con gli americani di Parsons transportation, autori del progetto. Sdm schiera un collegio composto da Marco Annoni, difensore di Autostrade nel processo genovese per il Morandi, Roberto Pecorario, a lungo responsabile del legale di Sdm, e Massimo Zaccheo.

Altri, come i giapponesi di Ihi e Beniamino Gavio, appaiono più defilati. Un ruolo particolare spetta a Condotte e a Cmc Ravenna. La prima, che ha il 15 per cento di Eurolink e un portafoglio lavori dove figurano le ex aree Falck a Milano, è passata a fine luglio dall’amministrazione straordinaria alla holding Tiberiade dell’immobiliarista Valter Mainetti. Il valore dell’operazione è stato indicato a quota 280 milioni di euro ma l’esborso effettivo dovrebbe essere di circa un ventesimo di questa cifra. Mainetti è in cerca di un accordo con Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild.

Il guaio maggiore per adesso è la Cmc, che partecipa al contraente generale con il 13 per cento. Eurolink si è inserita al passivo della cooperativa ravennate, come aveva già fatto con Condotte, con una richiesta che i tre commissari hanno drasticamente ridotto.

«Sono tuttora in corso le verifiche da parte dei commissari giudiziali di Cmc rispetto alle differenze emerse fra quanto precisato dai creditori e quanto esposto dalla società», si legge nelle carte di bilancio del general contractor. E, in fin dei conti, nella vicenda del ponte sullo Stretto è tutto sotto verifica. Salvini incluso.

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